di Paolo Vincenti –

“Oddio, gli immigrati a Capalbio! Questi indesiderabili puzzolenti negroni vengono ad inquinare l’aria di una delle più esclusive località turistiche d’Italia?  Via, pezzenti, tornatevene da dove siete venuti! Qui non vi vogliamo!” Ha fatto discutere la sortita del Sindaco di Capalbio, Luigi Bellumori, che si rifiuta di dare accoglienza a 50 immigrati che sono stati destinati proprio al comune toscano. Capalbio, in provincia di Grosseto, nella splendida Maremma, è da lungo tempo località privilegiata di vacanza per vip e intellettuali di sinistra, i cosiddetti “radical chic”. Spesso è stata oggetto di ironia e dileggio, perché qualche anno fa i cervelloni che sceglievano come buen ritiro la marina maremmana sostenevano di isolarsi dal mondo, durante il loro soggiorno di relax, e di non leggere i giornali né di possedere il televisore. Questo loro atteggiamento snobistico ha creato l’espressione “intellettuali di Capalbio”, per indicare una categoria di persone che vive lontano dalle noie e dagli affanni della contemporaneità. Intanto, gli ‘ospiti’ stranieri sono stati allocati in un condominio residenziale di lusso vicino al borgo medievale in zona Poggio del Leccio. Ma effettivamente, oltre al Sindaco, tanti operatori commerciali, ristoratori e albergatori, si lamentano di questa situazione che si è venuta a creare perché essa potrebbe scoraggiare il turismo e determinare un calo delle prenotazioni. I giornali e le forze politiche di centro-destra si sono scatenati nel tacciare di ipocrisia la sinistra che a parole, accusano, è favorevole all’accoglienza e all’integrazione, ma poi nei fatti si rivela intollerante proprio come un qualsiasi leghista.  Cioè, denunciano Lega e Fratelli d’Italia, quando si tratta di accogliere gli extra comunitari nelle zone degradate delle città, va tutto bene, ma quando invece il fenomeno interessa i luoghi di ristoro o di residenza della “sinistra al caviale”, allora sorgono problemi di ordine pubblico e spuntano distinguo e cavillature. Tornando agli intellettuali di Capalbio, qualche anno fa, quand’ero più giovane, credevo che questi scrittori, giornalisti, docenti, si rinchiudessero nella loro turris eburnea, sdegnosi del mondo e delle sue trame, a filosofeggiare e snobbare. Essi cioè aspirassero a costituire una sorta di “Platonopoli”, come quella vagheggiata da Plotino, ossia una città ideale, non già governata da filosofi, come nella Repubblica di Platone, ma composta di soli filosofi, i quali colà si segregassero isolandosi dal quotidiano. Oggi, l’arrivo dei “mau mau” africani e la stizzita reazione dei capalbiesi hanno fatto crollare miseramente il Pensatoio, per dirla con Aristofane, o Neffalococcugia.

Paolo Vincenti