di Paolo Vincenti –

1 – È Pokemon mania. La febbre da Pokemon che sta contagiando tutto il mondo, ora anche a Lecce. Torme di tossicodipendenti virtuali impazziscono per acciuffare Pikachu negli angoli più disparati della città, si arrampicano su guglie e cattedrali, si infilano nei tombini, scalano campanili e in ufficio i dipendenti sono distratti dal gioco e non si concentrano sul lavoro. Automobilisti presi dal loro smartphone non badano alla guida e causano incidenti, così i ragazzini a bordo di scooter e motorini: tamponamenti, ingorghi nel traffico, suicidi involontari e collettivo delirio. Che anche l’unabomber artefice della strage di Nizza, a bordo del suo carro indiavolato, stesse inseguendo Pikachu col suo telefonino?

2 – La conduzione della nuova “Domenica In” sarà affidata a Pippo Baudo, ottant’anni suonati, dei quali quasi sessanta dedicati alla tv. La Rai punta sull’usato sicuro. Il brontosauro Pippo, però, è un professionista serio e un uomo di profonda cultura e la sua trasmissione sarà di certo migliore delle ultime condotte dalla sgallettata Paola Perego e dal necrofilo Salvo “Nightmare” Sottile.

3 – Matteo Salvini continua a martellare sul tema a lui più caro, il problema immigrati. Il leader della Lega Nord vorrebbe rispedirli tutti nell’Inferno da cui sono scappati, senza distinzioni di sorta fra rifugiati di guerra, politici, economici e clandestini. I “bongo bongo” e gli extracomunitari, secondo il lumbard, devono andare a cagare a casa loro. Ma dico io, quanta intolleranza! Non si può fare di tutta l’erba un fascio. Qualche immigrato teniamocelo! Altrimenti chi va a raccogliere i pomodori sotto il sole di mezzogiorno con 40 gradi? E chi pulisce i cessi o rastrella la monnezza delle nostre città? E soprattutto, se un italiano commette qualche delitto, tipo assassinare i genitori, come fa poi ad incolparne gli algerini o i tunisini?

4 – Fare ammuina è un vezzo non solo napoletano, ma tutto italiano, cioè fare confusione, sparigliare le carte per non far capire davvero come sta la situazione. Così pure pazziare, cioè scherzare, divertirsi mattamente, per non pensare ai guai. In Italia, scrivono gli studiosi, non esiste più la dimensione del tragico, si è persa del tutto a partire dal Novecento. In teatro non si scrivono più tragedie, questo genere letterario è ormai desueto. Eppure, di tragedie ne accadono in Italia, nel senso di eventi collettivi disastrosi o luttuosi, vedi terremoti dell’ Abruzzo, dell’ Emilia e ora del Lazio, sui quali di rapina calano i vari sciacalli (che siano i napoletani che partono per i luoghi del terremoto a razziare le abitazioni o che siano i giornalisti che riprendono il pianto disperato della vecchina a cui il sisma ha sterminato la famiglia). Le tragedie sono oggi materia per la tv, vedi le cosiddette fiction, cioè versioni sceneggiate di fatti realmente accaduti (una volta si chiamavano “film verità”). Trionfa invece il genere comico, riscuotono successo la farsa, il cabaret, la commedia brillante. La gente vuole divertirsi, pazziare appunto, basti pensare ai record di incassi che fanno i film di Checco Zalone.  Tragica, infatti,  è la situazione politica ed economica del nostro Paese, e su questa noi scherziamo e la mettiamo sul sarcasmo e sullo sberleffo. Al di fuori delle drammatiche contingenze di un evento catastrofico, come il recente terremoto, in cui tutto il Paese sembra unirsi in un unico afflato, in una dimostrazione di solidarietà e vicinanza, nei giorni ordinari, cioè in quei periodi dell’anno in cui stragi, attentati terroristici, cataclismi e incidenti ferroviari o aerei danno tregua, domina una visione distorta della realtà, edulcorata, addomesticata, in qualche modo anestetizzata.  La gente, specie in certi periodi dell’anno, come Natale e Ferragosto (emblematica, la determinazione di Equitalia di sospendere l’invio delle cartelle esattoriali per quei quindi giorni di ferie), preferisce la crapula e lo scherzo, all’amara consapevolezza. Tutti cercano di divertirsi per non pensare ai guai. Domina soprattutto l’ipocrisia. La classe politica, per esempio, offre sempre una versione menzognera, falsa, ai cittadini. E del resto, l’aveva detto già Machiavelli che “governo e virtù sono irreparabilmente separati, così come sono separate legge e verità, essendo ormai massima virtù del legislatore la simulazione”. E a proposito dell’autore del “Principe”: Machiavelli fu colui che sistematizzò la teoria espressa nel “De Monarchia” da Dante ( il quale l’aveva mutuata dall’arabo Averroè) della “doppia verità”, idest della separazione fra potere spirituale e potere temporale. Machiavelli scriveva nel Cinquecento. Oggi siamo ancora qui sommersi dai fondamentalismi di ritorno, non solo musulmani, ma anche cristiani. Il mondo è un gambero.

Paolo Vincenti