di Antonio Stanca –

Carlo Lucarelli è da tempo uno scrittore noto anche in ambito straniero, molti suoi romanzi e racconti sono stati tradotti in altre lingue, il noir è il genere che lo ha reso famoso, quello che gli ha procurato molti riconoscimenti. Ha esordito nel 1990 con Carta bianca e agli anni ’90 appartengono sue opere importanti quali Lupo mannaro (1994) e Almost Blue (1997). Queste hanno avuto riduzioni cinematografiche e televisive. Ma Lucarelli non si è fermato all’attività di scrittore, ha lavorato nel cinema come regista, nella televisione come sceneggiatore in spettacoli riguardanti Feste Medievali e come conduttore nel programma “Blu Notte”.Insegna Scrittura Creativa presso la Scuola Holden di Torino e il carcere DuePalazzi di Padova, collabora con giornali e riviste.

Molta e varia l’attività che Lucarelli ha svolto e svolge, un autore impegnato in diverse direzioni vaconsiderato. E’ nato a Parma nel 1960, ha cinquantasei anni e da quando si è fatto conoscere con i romanzi degli anni ’90 molte strade ha intrapreso. Unico, però, è rimasto lo spirito che lo ha animato in ogni esperienza, il centro del suo interesse: studiare, osservare, indagare la vita, la storia passata e presente, evidenziare i loro problemi, le loro contraddizioni, le loro trasformazioni, mostrare quanto è rimasto sconosciuto, sospeso, incompreso, quanto ci si attende dal futuro. E’ lo spirito di osservazione del giornalista quello che muove Lucarelli scrittore, regista, sceneggiatore, conduttore televisivo.E come giornalista a tutti egli ha intenzione di dire, di parlare, di giungere, di tutti vuole richiamare l’attenzione perché è convinto che l’informazione, la conoscenza servano, siano necessarie per la valutazione. Molto gli ha fatto meritare questo suoproposito di sensibilizzare, educare, formare il gran pubblico anche se i successi maggiori sono venuti dalle narrazioni poiché in esse il suo discorso è andato oltre i limiti della vicendaparticolare, oltre l’accaduto e si è soffermato a dire dei contorni, degli esterni, dei luoghi, dei tempi, dei costumi, della vita, della storia di quanto rappresentato. L’indagine del Lucarelli non si limita al “caso” per il quale si cerca il colpevole ma si estende a tutto ciò che di essofa parte.

Anche in Albergo Italia, romanzo pubblicato nel 2014 e recentemente ristampato da Einaudi nella serie “Super ET”, è evidente questa maniera di procedere. L’opera, insieme al racconto Ferengi del 2008, va collegata col romanzo storico L’ottava vibrazione, che Lucarelli scrisse nel 2008 e col quale volle ricostruire il periodo del colonialismo italiano in Eritrea fino alla sconfitta di Adua nel 1896. Anche dopo Adua, però, molti italiani, molte loro truppe, caserme, postazioni erano rimaste in Africa e vi sarebbero state per un certo tempo. In questo tempo sono ambientati Ferengi e Albergo Italia. Come nel primo anche nel secondo si dice di un omicidio del quale diventa molto complicato scoprire il colpevole. In Albergo Italia si è a poche ore dall’inaugurazione dello sfarzoso albergo omonimo che si trova ad Asmara. Intorno ad esso, nel suo interno, fervono i preparativi per la cerimonia. Sono convenuteautorità politiche, militari, signore di alto rango, di famiglie aristocratiche o molto ricche. Il lusso dell’albergo si confonde con quello della cerimonia e di coloro che sono in attesa di prendere parte. Il tutto, però, viene interrotto dall’improvvisa scoperta del cadavere di Farandola Antonio, un faccendiere del quale non si è mai saputo molto e che adesso sembra si sia suicidato. Non sono convinti che si tratti di suicidio il Capitano dei carabinieri Colaprico e il suo aiuto, il carabiniere indigeno Ogbà. Sono loro a condurre l’indagine. Pertanto la cerimonia di inaugurazione viene sospesa perché tutti i presenti devono essere sottoposti a interrogatorio. Comincia così una vicenda che durerà a lungo prima di concludersi, prima che si giunga a sapere che Farandola faceva parte di un’organizzazione segreta internazionale, che in questa rientravano rappresentanti del nostro e di altri paesi, banche autorizzate a stampare carta moneta, personaggi loschi, prima che si giunga a scoprire che a uccidere Farandola è stata una bellissima signora che avrebbe dovuto partecipare a quella serata di gala e che lo ha fatto perché anche lei era coinvolta nella trama complicata che la vicenda aveva assunto. Colaprico e Ogbà scopriranno tutto, lunga sarà la strada che dovranno percorrere e mentre lo faranno Lucarelli mostrerà pure quanto avviene intorno a loro in quell’Africa di fine ‘800, diràche era abitata da banditi, ladri, persone di malaffare, giovani prostitute, che si viveva in capanne di fango col tetto di paglia, farà vedere come ci si nutriva, cosa si faceva. Non solo del fatto ma anche di quanto succede intorno ad esso vuole scrivere Lucarelli e ci riesce pure stavolta. Come sempre lo fa mostrandosi rassegnato di fronte a certe gravirealtà, facendole apparire necessarie, inevitabili e trasponendole in una dimensione velatamente ironica quasi a volerne ridurre la gravità.

Rapida, essenziale è la lingua dello scrittore, sicura procede pur tra situazioni molto complicate, tanto accoglie delle espressioni indigene, tanto dei colori, dei suoni del posto.

Antonio Stanca