di Antonio Stanca

 “Un serpente di giugno” è il titolo di un breve romanzo e di un film di Shin’ya Tsukamoto, regista, pittore e scrittore giapponese. Al 2002 risalgono entrambi e del romanzo recentemente Marsilio ha pubblicato una nuova edizione. La traduzione è di Francesco Vitucci.   

Tsukamoto è nato a Tokyo nel 1960 e qui vive. Si è diplomato in Arte ed ha cominciato a lavorare formando il gruppo teatrale Kaÿū. Era molto giovane ma già nei primi lavori, teatro e cinema, si potevano intravedere i temi che sarebbero tornati nell’intera produzione. Nel 1989 sarebbe venuto il film Tetsuo, il suo capolavoro compreso tra fantascienza ed horror, elementi prediletti dallo Tsukamoto regista fino ai tempi e ai lavori più recenti. E’ stato lui a fondare il cinema Cyberpunkgiapponese, quello che negli orrori della fantasia vuoletrasferire i problemi, i disagi di un’umanità quale la moderna entrata in conflitto con il sistema tecnologico, alienata, vinta da questo, obbligata a continue modifiche, trasformazioni per potersi ad esso adeguare, destinata a perdere la propria identità, a rinviare in un ipotetico futuro la propria salvezza. Di questi gravi problemisociali, della loro denuncia, dei modi usati per esprimerla, saranno segnate anche la pittura e la narrativa di Tsukamoto.

Pure attore oltre che sceneggiatore, montatore escenografo sarebbe stato. Insieme a quelli per leinterpretazioni altri meriti avrebbero avuto i suoi film. Più volte sono stati premiati al Festival di Venezia. La prima nel 2002 con Un serpente di giugno, che era anche un romanzo. In questo e nel film Tsukamoto fa assistere ad una situazione immaginaria, ad una vita dello spirito liberata dalle regole della ragione, ad uno stato di incoscienza. Protagonista, interprete di questo atteggiamento di negazione, di rifiuto della realtà, di questa fuga dal mondo è la quarantenne Rinko, che lavora presso un centro di assistenza medica o meglio psichiatrica, che aiuta con i suoi interventi, i suoi consigli, a far ritrovare a molte persone la strada cheavevano perso. 

La stessa Rinko da tempo vive un rapporto di coppia privo di ogni trasporto, di ogni scambio. Tra l’ufficio e le pulizie in casa impiega il suo tempo il marito Shigehiko, di dieci anni più grande. E’ una persona mite, contentapur se in una situazione così particolare. E’ lei a non sentirsi soddisfatta. E’ una signora di mezza età ma ancora bella, ha un aspetto elegante, seducente, il suo corpo non è stato intaccato dall’età. I rapporti col marito,compresi quelli sessuali, sono cessati da tempo, le loro vite si sono separate anche all’interno della casa e Rinko si è rassegnata ad una condizione di sconfitta, di esclusa.E’ convinta di aver perso ogni attrattiva. Non penserà più così quando nella cassetta delle lettere troverà una busta con delle fotografie che la ritraggono in posizioni erotiche e a volte oscene. Tornerà a credere nella sua bellezza, in particolare in quella del suo corpo. A inviarle quella busta capirà che è stato un vecchio suo assistito, un uomo con problemi mentali che lei aveva aiutato a guarire. Da lui si era fatta fotografare in quelle pose, a volte completamente nuda. Aveva fatto parte dei modi seguiti per tirarlo fuori dai suoi problemi. Altro non c’era stato tra loro anche se Rinko non ricordava bene, era confusa, le sembrava di vivere un sogno. Non rifiuterà di ricevere altre foto e ancor più spinte. A lungo durerà questo rapporto, arriverà a sentirsi seguita, osservata dall’uomo, guidata, comandata dalla sua voce che rimarrà sempre nascosta, invisibile. Sarà come una voce interiore: le dirà che vuole farle riacquistare fiducia nelle sue possibilità, nelle sue capacità, liberarla dallo stato di torpore, di esclusione nel quale l’aveva portata la vita coniugale. Ora è lui a voler curare lei e lei accetta, se ne compiace nonostante la stranezza della cura. E’ il suo riscatto, la sua rivolta, la sua protesta contro una situazione che la faceva soffrire, la faceva sentire finita.

Procede la narrazione di Tsukamoto passando dalla vita quotidiana nella casa di Rinko alla vita assurda, paradossale che l’invisibile voce le chiede e quasi le ordina, muovendosi tra coscienza e incoscienza, ragione e immaginazione, regola ed eccezione.

Tra tanti opposti lei finirà per ritrovarsi col marito, per tornare da lui. La sua protesta aveva avuto un risultato. Sarà uno degli aspetti chiari, evidenti del romanzo mentre per altri sarà difficile spiegarli se non si accetta che provengono da un autore come Tsukamoto. Con creazioni fantastiche, imprevedibili, incomprensibili aveva cominciato nei film e nei romanzi e così ha continuato!

                                                                                                                Antonio Stanca