di Antonio Stanca –

È nata a Genova nel 1975, è laureata in Biologia e Scienze della Comunicazione, ha lavorato come informatore farmaceutico finché nel 2010, quando aveva trentacinque anni, ha cominciato a dedicarsi all’attività letteraria pubblicando il suo primo romanzo, Sulla sedia sbagliata. Molti altri ne sono seguiti, anche libri per ragazzi ha scritto e molti riconoscimenti ha ottenuto. Intense, appassionate, travolgenti sono spesso le storie da lei narrate e sempre chiaro, composto, sicuro è il suo linguaggio.

Si chiama Sara Rattaro e ad ottobre dell’anno scorso è comparsa la prima edizione Pickwick di un suo romanzo del 2018, Andiamo a vedere il giorno. Protagonisti sono i membri, genitori e figli, di una famiglia genovese. Alice è la figlia maggiore, Matteo il medio e Marta la più piccola. Matteo è sordomuto e nell’opera assume la parte del malato che tutti rispettano e che tutti supera per qualità e volontà. Le sorelle sono entrambe impegnate nello studio, Alice all’Università, Marta nelle scuole primarie. Anche Matteo studia ma in scuole speciali. Il lavoro del padre, Alberto, consente un buon tenore di vita. La madre, Sandra, ha smesso di lavorare quando era ancora giovane. Vivono a Genova, la loro è una buona famiglia con le sue conoscenze, le sue amicizie, le sue frequentazioni. Alice ha ventotto anni, si sposerà con Andrea ma continuerà a studiare per la specializzazione.

Tutto sembra procedere nel migliore dei modi anche se dietro le apparenze si nascondono altre verità. Alice si sentirà delusa del matrimonio e si lascerà attirare dalla figura di un suo professore iniziando una relazione che non avrà nessun esito. Questa avverrà mentre il padre continua a frequentare la bellissima Camilla, sua vecchia fidanzata ed ex ballerina, e mentre la madre conclude il suo rapporto col giovane Davide dal quale era venuta Marta. Aveva iniziato per vendicarsi del marito ed era finita con l’innamorarsi del nuovo compagno. Sono i segreti di questa famiglia, sono le circostanze accadute e che ancora accadono. Tutti sono al corrente, tutti le hanno accettate ed anche se non ne parlano tutti risentono di esse. Ha cominciato il padre, poi ha continuato la madre ed infine la figlia ma è successo pure che nessuna di quelle relazioni sia riuscita a guastare, alterare, rovinare per sempre la casa, a privarla del suo valore, della sua funzione di riferimento importante, fondamentale, a fare dei suoi membri degli sconosciuti, dei rivali.

Abile è stata la scrittrice nel rendere una situazione così complicata senza mai perdere la sicurezza e la chiarezza nell’esposizione, nel rappresentare tante vicende, tanti stati d’animo, tanti risvolti del pensiero, del sentimento senza finire mai nei particolari ma contenendo tutto in un procedimento unico.

Al genere psicologico si potrebbe far appartenere questo romanzo ma meglio sarebbe dire di esso come di un’ampia, completa rappresentazione di quanto i tempi sono riusciti a provocare, di come la vita si sia oggi complicata. Non c’è, nell’opera, alcun segno di protesta, di rivolta verso ciò che di nuovo, d’inaspettato sempre si aggiunge e alla sua descrizione, alla sua accettazione si procede. Non si scarta, non si rifiuta niente perché tutto è della vita, tutto ha una sua ragione, tutto rientra tra i casi della vita.

Della vita ha voluto scrivere la Rattaro ma anche delle sue eccezioni, nella vita ha voluto farle rientrare, alla vita le ha fatte appartenere.

Antonio Stanca