L'occhio di Cinema del Reale 2014
L’occhio di Cinema del Reale in una fotografia di Mattia Morelli

di Mauro Marino*

Specchia è sempre meraviglia, sarà perché arrivando la strada si alza: la collina è un dono qui, dove domina la pianura… Puoi vedere meglio, riposare lo sguardo e tenerlo desto. I tuoi occhi poi, non sono mai soli a Specchia, quelli di Cinema del Reale li trovi dappertutto, magliette, manifesti, totem… spiano anche dal monumento ai caduti, l’iride che libera la vista alle mascherine – il gadget inventato quest’anno da Francesco Maggiore – rende vivi anche quelli delle statue… Occhi, occhi dappertutto…

Luogo del convivio e della festa la creatura di Paolo Pisanelli, di Bigsur e dell’Officina Visioni mette alla prova gli autori, sempre profondamente coinvolti oltre ogni formalismo e formalità. Sia per gli storici frequentatori che per quelli che son qui per la prima volta a far indigestione di bellezza il carico emotivo non è mai indifferente…
“Strade finzioni magie”, il tema scelto in questa edizione.

La strada è sporcizia… in questi anni le macerie si sono accumulate ed è per strada che il cinema può provare a ricostruire una propria  “verginità”.
La strada è incontro, è esperienza, è modificazione… è il luogo dove esercitare l’attenzione, dove poter rigenerare le narrazioni per un cinema che non necessariamente deve definirsi sperimentale perché è sempre dentro l’idea di rinnovamento.
Questo, ed in questo, è il “fare documentario”…

Ma quante strade diverse puoi scegliere per andare in un luogo! E poi, una volta scelta la strada devi decidere come percorrerla: essere indipendenti o muoversi da “inviati”? Quelli che accendono la luce in faccia alle persone come per un interrogatorio e… “se ti viene da piangere, piangi pure, ma fallo a favore di camera che viene meglio e il pubblico, a casa, è contento di partecipare al tuo dramma”…
Insomma, essere liberi e andare lenti o stare nella falsità del mondo mediatico, veloci tanto veloci da non accorgersi di ciò che si attraversa, confezionando ciò che si è deciso già prima di mostrare?
Domanda necessaria, domanda dove dorme e si desta lo stile, la poetica, l’approccio al reale…
La velocità brucia la magia. La magia è fuori dai cliché, si muove trattenuta dentro il resistere delle persone: vive in chi pianta una piantina senza sapere se domani potrà raccogliere dei frutti… Se sopravvivi anche la condizione più estrema diventa “normalità”.
E’ possibile concepirla una “normalità”, donarla nell’incontro con l’altro con chi è chiamato a raccontare… C’è un cinema che nasce da un’idea condivisa di cinema, da uno stessa necessità narrativa; è difficile tener stretto un documentario. Tutti i lavori hanno un “commitente”, bisogna vedere come lo si realizza un lavoro, come la si realizza un’opera, come si guarda e cosa si cerca attraverso le lenti di un obiettivo.
Bisogna proporre viaggi attraverso l’inconsueto… La fine di una sequenza è la cosa più importante perché apre un nuovo inizio… in questo tratto bisogna nutrire il senso, la costruzione di un altro reale cercando oltre le categorie di finzione e non finzione.
Ogni film nasce e si genera al di là delle aspettative è una magia che si crea per fare il cammino, per trovare e sollecitare responsabilità e stupore… Oggi (o forse è sempre stato così) la sintassi del cinema è in grande movimento. Una sintassi che pretende di essere violata, sempre oltrepassata nel suo generare relazioni, nel suo sempre varcare la soglia, per divenire esperienza condivisa.

*Metadiscorso che cuce le parole di Costanza Quatriglio, Cecilia Mangini, Luca Scaffidi, Lech Kowalski, Giovanni Cioni.