di Antonio Stanca – 

L’edizione originale dell’opera in lingua inglese è del 2002, poi sono seguite traduzioni in altre lingue nonché in lingua italiana, delle quali la più recente è stata fatta ad Aprile del 2018 da Bianca Lazzaro per conto dell’Universale Economica Feltrinelli di Milano. L’opera s’intitola Le mie fiabe africane, l’autore si chiama Nelson Mandela. È morto quando aveva novantacinque anni, quando aveva lottato una vita intera in difesa dei diritti dei negri del suo Sudafrica, quanto si era schierato contro l’apartheid, quando era stato in carcere per ventisette anni ma era stato pure Presidente del Sudafrica, leader dell’African National Congress, Premio Nobel per la Pace e autore di opere di scrittura. Tanto e tant’altro ha fatto Mandela in difesa dei deboli, dei poveri, degli sfruttati e contro ogni forma di abuso, di prevaricazione, di offesa. Ha lottato, ha sofferto, ha perso ma ha pure vinto, ha pure trionfato. Il suo nome appartiene alla storia, egli è diventato un personaggio dal quale non si può prescindere poiché determinanti, decisive, fondamentali sono state le sue opere. Con Mandela la storia africana è cambiata e questo basta perché di lui si dica come di un uomo d’eccezione.

Tra gli scritti di Mandela rientra anche quest’antologia di fiabe africane recentemente riedita dalla Feltrinelli e rivelatasi un’opera molto interessante oltre che molto originale. L’autore vi ha raccolto il meglio della tradizione favolistica africana, ha cercato quanto è stato tramandato nei secoli mediante i cantori girovaghi, i cantastorie, ha consultato quanto di tutto questo è stato raccolto da studiosi di folklore, si è messo alla ricerca delle fonti, delle origini, della provenienza delle fiabe perché interesse suo primario era quello di mostrare come l’insegnamento che ogni fiaba contiene sia rimasto intatto nonostante abbia attraversato i secoli e percorso l’immenso continente africano. A volte sono avvenute delle modifiche ma il valore, la funzione del messaggio che la fiaba intende trasmettere sono rimasti inalterati.

Attraverso le fiabe, attraverso gli animali che le popolano, che in esse parlano, pensano, agiscono, si esprime quella coscienza, quel bisogno di bene, d’amore che la popolazione di un intero continente ha nutrito, ha maturato nel corso dei secoli. Si esprime quello spirito che va oltre, che supera le circostanze, a volte drammatiche della vita, che vuole salvarsi dai pericoli di essa. Si esprime quell’idealità che vuole rimanere intatta da quanto incombe sulla realtà.

Ebbene di questo spirito, di questa idealità ha voluto farsi portavoce Mandela mediante le tante favole che ha raccolto e pubblicato. Un’altra prova è da considerare questa sua operazione di quanto fossero importanti per lui i principi del bene, dell’amore, di come non smettesse mai di perseguirli, di cercarli, di mostrarli. Erano quelli che lo muovevano, lo ispiravano in continuazione e non può sorprendere che questa volta sia andato a cercare le loro origini.