di Marcello Buttazzo –

È uscito da poco (marzo 2024) il saggio “Mi manca il Novecento” (Galaad Edizioni) dello scrittore, poeta e critico Nicola Vacca. Il secolo breve, funestato da due guerre mondiali, è stato la fucina virente di autori di valore assoluto. Narratori e poeti, che, con i loro vissuti, le loro opere, la loro postura civile e morale, hanno caratterizzato un’epoca letteraria irripetibile, a cui dovremmo guardare per ritrovare tracce di splendore. Scrive Nicola Vacca: “Se guardiamo il nuovo letterario di oggi ci accorgiamo che il Novecento appare sempre più lontano. Se, invece, osserviamo la grande ricchezza che ha espresso la società letteraria novecentesca possiamo affermare che il nuovo della nostra cultura ancora non c’è”. Ovviamente, come ritiene Vacca, “lo stile Novecento ha ancora molto da insegnare”. Con umiltà e con devozione per la maestra scrittura, dovremmo prendere calie rare, preziose pietruzze dalla precedente società letteraria. Scrittori come Tondelli, Flaiano, Camus, Del Giudice, poeti come Paul Eluard, Majakovskij, Rafael Alberti sono esistiti, tra le altre cose, per insegnarci l’amore per la parola. “Mi manca il Novecento” è un libro incantevole, un viaggio esplorativo, di conoscenza e di divulgazione, che Vacca conduce, oltre che da esperto letterato, anche da accanito e instancabile lettore. Spazio ragguardevole viene dedicato ad alcuni autori un po’ dimenticati dal mondo editoriale e culturale. Grandi scrittori, come Guido Morselli, autore di capolavori, costretto a subire ripetuti rifiuti editoriali, che lo portarono al suicidio. La simpatia di Vacca va agli intellettuali in rivolta. Ed Albert Camus fu un moralista profetico, una coscienza libera, uno spirito in fermento. Vacca, autore di recente d’una raccolta di poesie dal titolo “Il libro delle bestemmie”, nutre un amore smisurato per Emil Cioran, il quale concepisce un Dio maledetto, infimo, insulso. “Mi manca il Novecento” è una galleria di poeti e di scrittori nazionali e internazionali. Tramite il racconto di Vacca possiamo desumere aspetti politici, sociali, culturali del tempo. Vacca tratteggia stanze accese di notizie e di approfondimenti su vari maestri del Novecento. Compare Antonio Tabucchi e il suo romanzo esistenziale, incentrato su una presa di coscienza individuale. L’emiliano Vittorio Tondelli, che con la sua lingua viva e sperimentale fu il portavoce d’una intera generazione. Ennio Flaiano, che seppe inforcare gli occhiali irriverenti dell’anticonformismo. Il poeta Pasolini, che con la sua tensione anticonformista all’epoca disturbò l’ipocrisia dei benpensanti. Il critico letterario Pasolini, che affondò la penna su varie questioni letterarie. Ennio Flaiano, scrittore satirico e polemico, che non fece sconti al suo tempo. Milan Kundera, che intrecciò ne “L’insostenibile leggerezza dell’essere” storia, biografia e situazioni sentimentali.  E ancora in “Mi manca il Novecento” si viaggia nelle opere e nelle storie di Sciascia, di Joyce, di Roversi, di Moravia, di Thomas Bernhard, di Buzzati, di Landolfi, di Bufalino, di Thomas Mann, di Céline, di Malaparte, di Pirandello, di Carmelo Bene, di Simenon, di Attilio Bertolucci. E di tanti altri ancora. Con descrizioni dettagliate, puntuali. Personalmente, sono indefesso lettore di poesie. Leggo poco la narrativa. Scorrendo “Mi manca il Novecento” viene voglia di studiare gli scrittori, che hanno segnato un secolo ricchissimo di talenti. Questo scritto di Nicola Vacca può essere inteso anche come un manuale letterario, da consigliare ai meno giovani e ai giovanissimi, alfine di scoprire i risvolti umani e critici di tanti illustri antenati. La prosa seguita da Vacca nel suo libro è quella che abbiamo già conosciuto e apprezzato in altre sue opere: un taglio moderno, teso a far balenare essenza di divulgazione e di analisi accorata. Il Novecento letterario è davvero un’officina virtuosa e vibrante, dove andare a nutrirsi di linfa vitale.

Marcello Buttazzo