di Antonio Stanca –

A settantatré anni l’americano Jeffery Deaver continua a scrivere romanzi polizieschi. È appena comparsa in libreria un’Edizione Speciale Rizzoli di Verità imperfette (Due casi per Colter Shaw), un breve volume che contiene due racconti del Deaver e risale al 2020. La traduzione è di Sandro Ristori.

Nato a Glen Ellyn, Chicago, nel 1950, Deaver ha studiato, si è laureato e specializzato a New York. Ha cominciato a scrivere per giornali. Alla narrativa è giunto intorno agli anni ’90 e fin dall’inizio sarebbe stata di genere poliziesco. Tanti sarebbero stati i racconti e i romanzi scritti dal Deaver, in molti Cicli li avrebbe divisi, molto noto lo avrebbero reso poiché molto premiati e tradotti sarebbero stati. A volte avrebbero avuto riduzioni cinematografiche.

Quella di Deaver è una scrittura che attira fin dalle prime pagine perché fatta di frasi brevi, rapide. Sembra che s’inseguano, che non concedano spazio a niente se non al loro obiettivo, alla loro corsa verso la scoperta della verità circa il caso in esame. Il lettore ne risulta subito coinvolto.

Anche saggista e autore di antologie comprensive di suoi lavori è stato Deaver, anche con altri scrittori ha collaborato nella stesura di alcune opere, in molti modi si è impegnato ma a quello del romanzo poliziesco è rimasto legato il suo nome da quando con Il collezionista di ossa del 1997, primo del Ciclo di Lincoln Rhyme e Amelia Sachs, si era fatto conoscere a livello internazionale. Da allora la sua fama non si è arrestata, delle sue opere sono stati venduti milioni di copie, in venticinque lingue sono state tradotte.

Verità imperfette è il secondo lavoro del Ciclo di Colter Shaw, quello del cacciatore di ricompense, del detective pagato da chi lo incarica. Non fa parte della polizia, non è un investigatore privato, non ricorre ai soliti sistemi d’indagine ma per proprio conto agisce, proprie regole segue, propri piani prepara.

Come il Rhyme del Ciclo precedente anche lo Shaw di questo diventerà un personaggio famoso. La sua figura si diffonderà tra i lettori e gli spettatori delle opere di Deaver. Piacerà quella maniera discreta, silenziosa di muoversi, inserirsi nella vicenda da risolvere, quella fiducia nell’uso della parola, del discorso più che in quello delle armi. Anche in questi racconti, Affascinato e Il secondo ostaggio, saranno evidenti le qualità dello Shaw. Lo aiuteranno a risolvere prima il caso della bellissima pittrice scomparsa a Chicago, poi quello dell’ostaggio da liberare in Kansas. Riuscirà non solo a recuperare chi si stava perdendo ma anche a farlo rientrare in una condizione di generale comprensione e giustificazione, a farlo accogliere dall’ambiente che lo aveva rifiutato e portato a fuggire. Un’operazione anche morale compie Colter Shaw, non agisce solo per il singolo ma pure per la comunità della quale fa parte, vuole riportare l’ordine, la regola dov’era venuta a mancare. Non scopre, non recupera solo il colpevole ma anche chi gli sta intorno. È un’azione di risanamento generale, di pulizia, di salvezza collettiva quella che realizza Deaver col suo personaggio, è un richiamo alla vita nel senso giusto, pulito quello che fa con le opere di questo Ciclo. Nel Ciclo del bene è approdato lo scrittore, una svolta è avvenuta nella sua carriera, l’idea di una vita da salvare ha maturato. Ha fatto di Shaw il portatore di un messaggio di bene, una figura della quale è diventato molto il bisogno in un mondo come il contemporaneo.

Fare di un romanzo giallo un’opera di edificazione morale è l’impegno che si è assunto il Deaver della maturità, quando tante delle prime certezze, delle prime fedi ha visto svanire!