di Antonio Stanca –

È un’operazione importante quella che ultimamente è stata avviata da alcune case editrici e che consiste nell’allegare a noti giornali, quotidiani o periodici, la pubblicazione di intere serie di opere letterarie, storiche, filosofiche, o di altro genere, italiane o straniere. Anche prima succedeva ma adesso il fenomeno è diventato più frequente, più organizzato, ha compreso opere di tanti generi, di tanti autori, si è trasformato in veri e propri programmi di stampa. Importanti nel senso di positivi dovrebbero essere i suoi effetti in ambito sociale, un modo utile dovrebbe risultare per promuovere la lettura, far tornare ad essa in tempi che l’hanno quasi dimenticata. Si sta pensando di recuperarla tramite le conoscenze che può procurare al lettore circa opere ed autori rimasti a lui sconosciuti o dei quali ha saputo ben poco. Ad una trasmissione di queste conoscenze mira l’operazione, a coinvolgere un vasto pubblico, a colmare quella distanza dalla lettura che si è formata, a far partecipare di una cultura italiana e di ogni parte del mondo. Un mezzo non solo di informazione ma anche d’istruzione, di formazione tende a diventare in questo modo il giornale. Una possibilità vuole offrire perché i lettori aumentino, perché sappiano o sappiano di più del patrimonio culturale, letterario, artistico, storico, filosofico, scientifico e di quant’altro costituisce quella che può essere detta la “Biblioteca del mondo”.

Sono letture che avvicinano, riducono le distanze, le differenze con ambienti, autori lontani, diversi, fanno sentire partecipi di una comunità allargata. Anche questo può risultare un motivo d’interesse per chi legge. Naturalmente non si può pensare di ottenere simili risultati in breve tempo e con facilità. Prima bisogna agire con opere capaci di avvicinare, convertire alla lettura, stimolare, attirare i lettori, convincerli a praticarla, riprenderla se l’hanno smessa, iniziarla se non l’hanno mai fatta. Sono ostacoli da rimuovere e i giornali dovrebbero anche provvedere alla maniera adatta per farlo. In un’ampia, estesa lezione di educazione civica dovrebbe trasformarsi una simile operazione, ai vantaggi propri di una lezione dovrebbe portare. Questi starebbero nell’incivilimento, nella sensibilizzazione di larghe masse popolari, nella compensazione di una mancanza come quella della lettura diventata piuttosto grave, nel richiamo, nell’invito a sapere con essa quanto era rimasto lontano e senza possibilità di essere raggiunto. Se opportunamente curata, studiata, perfezionata, potrebbe essere una via tra le migliori per ottenere quell’addottrinamento, quel miglioramento nella vita delle masse che tanto si auspica e che ancor più difficile è diventato da quando si sono diffusi i nuovi mezzi di comunicazione, quelli telematici, quelli che non istruiscono, non formano giacché non richiedono impegno ma liberano dall’impegno. Salutati come un miracolo al loro apparire, non hanno tardato a mostrare i pericoli che comportano, a provocarli. Anche la crisi che attraversa l’attività della lettura è da attribuire ad essi e per questo diventa ancora più importante quanto si sta facendo da parte dei giornali con i loro libri. Alla lettura vogliono richiamare, distogliere vogliono dalla semplice visione, dalla conoscenza ridotta ad immagine. Si è cominciato un po’ tardi, quando anche la scuola è fallita in questo compito, ma non è detto che non si possano ottenere buoni risultati. Lo si saprà col tempo e se gli intenti dei giornali saranno corrisposti da coloro ai quali sono destinati.

Antonio Stanca