di Antonio Stanca –

«Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguire virtude e canoscenza».
Dante, Inferno, c. XXVI (Ulisse)

A Gennaio di quest’anno è comparsa, per i tipi della Bompiani, un’altra edizione di Tre modi per non morire (Baudelaire, Dante, I Greci), ampio saggio di Giuseppe Montesano. La prima volta era stato pubblicato l’anno scorso.

Montesano è nato a Napoli nel 1959, è laureato in Lettere ma insegna Filosofia al Liceo “Renato Cartesio” di Villaricca. Quelle dello scrittore, del saggista, del traduttore sono le sue attività preferite ma si è fatto notare pure per l’attenzione prestata ai problemi di attualità politica, sociale, culturale dei quali scrive su Il Messaggero, Il Mattino, Diario, Lo Straniero. Alla fine del secolo scorso sono cominciate a comparire le sue opere di narrativa nonché quelle di saggistica e di traduzione. Insieme a Giovanni Raboni ha tradotto e curato le opere di Baudelaire per un’edizione destinata a “I Meridiani” della Mondadori. Premiato è stato più volte per i romanzi, i saggi, le traduzioni. Una figura di rilievo va considerata la sua tenendo conto della vastità degli interessi perseguiti e dell’importanza che ha assunto nel contesto della cultura, della letteratura, dell’arte contemporanea. A distinguerlo è servito anche un certo atteggiamento di polemica tenuto soprattutto dal Montesano saggista e giornalista, polemica contro i nuovi sistemi, i nuovi modi, i nuovi ambienti di vita, contro quanto ha portato oggi a far dipendere l’uomo dall’esterno, da regole, conformismi, modelli che lo hanno privato della sua interiorità, della sua libertà di pensare, di agire, di quell’autonomia che era stata sua propria, gli era sempre appartenuta, aveva fatto la sua storia. Anche in quest’ultimo saggio ritorna questo problema. È ricorrente ormai nel Montesano, sembra procurargli una vera e propria sofferenza tanto le sue parole diventano partecipi della situazione, tanto si accendono, la condannano e invitano a risolverla.

In Tre modi per non morire Montesano invita alla riscoperta, alla rivalutazione della forza d’animo, della passione che ha animato autori quali Baudelaire e Dante o popoli quale quello greco, i suoi filosofi, i suoi poeti, il suo teatro, la sua gente. Non crede che nell’uomo moderno sia scomparsa ogni traccia di quella forza d’animo, di quella passione che erano state alle origini della civiltà, che avevano portato alla civiltà, non crede che quell’uomo abbia perso ogni bisogno d’identità, che abbia accettato di divenire massa anonima, di essere manipolato da poteri occulti. In verità schiavo è diventato di nuovi modi di pensare, di fare, di comunicare, di tutto quanto ha fatto oggi degli oggetti, delle cose il valore più importante, il bene a ogni altro superiore. Ma pur in una situazione così grave Montesano pensa che sia possibile riscoprire nell’uomo i segni di quella luce, di quella fiducia, di quell’amore che lo ha sempre mosso, che lo ha reso autore, protagonista della storia. Aiutare potrebbero in questo recupero i tre grandi esempi del passato che Montesano adduce nel libro poiché sono stati espressione di quella fiducia, di quell’ambizione necessarie a superare gli ostacoli, ad uscire da una crisi. Molto si sofferma, nell’opera, ad illustrare quegli esempi, a trarne motivo di esaltazione, di incoraggiamento. Dall’interno del loro animo è provenuta la forza di quei personaggi, il loro coraggio e così dovrebbe succedere oggi. Visto che le istituzioni non riescono, non aiutano a far superare la grave condizione che si è creata a livello individuale e collettivo, non rimane che usare le proprie forze, alimentarle, unirle a quelle degli altri, formare un ampio movimento di protesta al fine di correggere, eliminare quanto ha privato l’uomo dei suoi valori interiori, della sicurezza della sua anima, del suo spirito, della sua verità, della sua vita, quanto lo ha fatto morire prima del tempo. Dagli eroi del Montesano dovrebbe provenire l’ispirazione per un simile riscatto, l’assicurazione, la prova che per riuscirci bisogna credere, sacrificarsi, lottare. Un’umanità che si rivolta contro quanto l’ha annullata, che rivendica il suo diritto a pensare, ad agire liberamente, che una vita sua vuole avere non una imposta dall’esterno; una lotta per attestare le proprie qualità, farle valere per superare la condizione di passività nella quale si è caduti: sono questi i traguardi perseguiti dal Montesano di questo saggio.

Singolare è il suo appello soprattutto per il modo che indica come adatto a combattere la crisi. È solo un’ipotesi ma non è priva di suggestione!

Antonio Stanca