di Antonio Stanca –

È nata a Roma nel 1984, ha trentasei anni, ha studiato Medicina alla Sapienza e nel 2005, quando aveva ventuno anni, Giulia Carcasi ha pubblicato con Feltrinelli il primo romanzo, Ma le stelle quante sono. Ancora con Feltrinelli, nella collana “Universale Economica”, l’opera ha avuto, nel 2017, un’edizione più recente.

Altri romanzi avrebbe scritto la Carcasi e ricorrenti sarebbero stati i temi relativi ai giovani se non ai ragazzi d’oggi, alla loro vita, alla loro maturazione, ai loro pensieri, ai loro modi di fare, di parlare, di vestire, ai loro rapporti in casa e fuori, in famiglia e a scuola, tra loro e con gli altri. Attenta osservatrice di questa fascia d’età si sarebbe rivelata la scrittrice e riconosciuti sarebbero stati i suoi lavori. Nel 2007 il Premio Zocca Giovani sarebbe andato al suo secondo romanzo Io sono di legno. Qui una madre trova riportati nel diario della figlia diciottenne, che non le parla, i pensieri, i sentimenti della ragazza e riferendosi a questi avvia una corrispondenza che le permette di comunicare con lei. Anche in Ma le stelle quante sono si dice di ragazzi e di tutto quanto, genitori, professori, amici, amori, locali privati e pubblici, fa parte della loro vita. Bene riesce la Carcasi in una rappresentazione così varia, così ampia. E ancor più riesce in quest’opera dal momento che composta la presenta di due parti, di due romanzi: nel primo fa parlare Alice, la protagonista femminile, nel secondo Carlo, il protagonista maschile. I due sono compagni di classe, entrambi all’ultimo anno in un liceo classico di Roma. Molte cose li avvicinano ma altre li allontanano. Sono i più bravi della classe, sono, quindi, molto diligenti e molto dotati. Non badano a quanto attira i loro compagni, distrazioni di vario genere, uscite. Pensano allo studio, a star bene a scuola e in casa. Carlo, però, è il tipo di ragazzo piuttosto timido, quello che ha difficoltà a trovare una propria collocazione nel contesto dei compagni, che non riesce ad essere autonomo, indipendente, mentre Alice è mossa da uno spirito ribelle, da un atteggiamento rivoluzionario che a volte le torna contro. Attirati dagli interessi comuni si conoscono bene, si ritrovano, sono amici oltre che compagni. Ma ognuno ha la sua vita sentimentale, lei sta con Giorgio, lui con Ludovica, ognuno crede di aver trovato in questi altri quanto gli mancava, l’amore e i suoi piaceri. Scopriranno, invece, entrambi che rischiavano di essere usati, una da Giorgio e l’altro da Ludovica, di essere da questi ridotti ad una delle loro tante esperienze. Delusi, rinunceranno a quel rapporto e si ritroveranno vicini, uniti. Questa volta da interessi che vanno oltre la scuola, lo studio, la famiglia, perché comprendono anche i loro sentimenti, i loro affetti. Si scopriranno e rimarranno innamorati. La scuola finirà, andranno all’Università e così finiranno il romanzo di lei e quello di lui: di una sola cosa, del loro amore hanno scritto Alice e Carlo e non hanno esitato a dire come vi sono giunti, quale percorso, uguale e diverso, hanno compiuto, non hanno evitato a confrontarlo con quanto succede nella vita d’oggi, con gli ambienti, i costumi che si sono diffusi.

Un messaggio di vittoria diventa quello rappresentato dai due nella loro opera, un segno positivo, un bene raggiunto tra molte difficoltà. Due ragazzi si sono misurati con il loro mondo, con il loro tempo, non li hanno negati, li hanno combattuti e vinti, hanno mostrato che si può fare, lo hanno scritto.

Riuscita è questa idea ma riuscita è soprattutto la scrittrice che l’ha avuta!

Antonio Stanca