di Antonio Stanca –

È appena stato pubblicato da Sellerio, nella serie “La memoria”, Notturno francese, ultimo romanzo dello scrittore Fabio Stassi. Il suo più famoso e più premiato è stato L’ultimo ballo di Charlot del 2012.

Nato a Roma nel 1962, Stassi aveva svolto diversi lavori in ambienti di cultura, d’istruzione prima di esordire nella narrativa, 2006, col romanzo Fumisteria. Aveva più di quarantanni ed avrebbe continuato a scrivere fino ad oggi alla maniera di allora. Come agli inizi Stassi avrebbe pensato alla scrittura narrativa come alla sua maggiore realizzazione e l’avrebbe modellata, adattata alle sue convinzioni, ai suoi pensieri. Non erano pensieri difficili, propositi complicati, volevano, tramite le narrazioni, creare un legame, tenere desto un rapporto, un collegamento tra quanto c’era stato e quanto c’è nella vita, nella società, nella storia. Mostrare volevano come passato e presente siano uniti ed utili, necessari perché s’impari, si operi, si viva, si proceda, si migliori. Questo doveva essere per Stassi il compito principale dell’arte letteraria: tramite la più comune delle vicende rappresentate lo scrittore doveva risalire a significati, valori che la superassero, la trascendessero, andassero a quel passato ideale, spirituale che non si può omettere. Si rischierebbe di rimanere senza paternità, senza storia. Proprio adesso, con l’incombere della tecnologia, col sopravanzare dell’aspetto materiale in ogni parte del vivere, c’è bisogno di rimanere vicini a certi principi, a quanto della vita vale più del visibile, del tangibile. Solo così si evita di diventare simili ad ogni altro oggetto o prodotto del tempo. È un messaggio importante quello di Stassi, è un allarme che ha lanciato in ogni suo libro. Ovunque ha creato una storia che si confonde con la favola perché sospesa rimane, appunto, tra prima e dopo, sogno e realtà, visione e verità, immaginazione e ragione. Anche in Notturno francese è così: qui un figlio ormai adulto si mette alla ricerca del padre mai conosciuto, la realtà si mette sulle tracce di quella che è solo un’idea lontana, invisibile, un’idea appunto. Senza quella il giovane non si sente completo, senza il suo passato non c’è il suo presente. Della madre ha saputo ma solo quando saprà del padre si acquieterà il suo animo, solo quando avrà stabilito le sue origini la sua sarà vita perché si comporrà dello spirito antico e del corpo moderno.

Sua madre lo aveva concepito una notte con uno sconosciuto nel lontano 1969 in un albergo di Nizza, Le Negresco, dove faceva la cameriera. L’indomani l’uomo l’aveva abbandonata. Il bambino era cresciuto tra le scarse attenzioni dei nonni materni e le molte cure delle tante cameriere amiche che si erano alternate nella vita della madre. Genova, Marsiglia, Nizza, i litorali della Costa Azzurra erano stati i luoghi della sua infanzia. Poi col tempo, con l’età e con la morte della madre si sarebbe stabilito a Roma dove ora viveva, lavorava e da dove era partito per la sua ricerca. L’aveva cominciata involontariamente, per un errore, ma poi vi si era legato in modo unico, non aveva saputo pensare ad altro nemmeno alla sua compagna che lo aspettava invano. Giunto nei posti dove era cresciuto percorrerà tante strade, parlerà con tante persone, farà tante ricerche, affronterà tanti disagi, arriverà dove suo padre era stato dopo quella notte con la madre, conoscerà chi lo aveva visto, gli aveva parlato, dove era sepolto, saprà tutto di lui. Si sentirà meglio, aveva compiuto la missione intrapresa. L’aveva cominciata cinque anni prima quando da Roma spediva ogni giorno a quell’albergo di Nizza una cartolina senza il nome del destinatario. Aveva trovato tutte quelle cartoline quando aveva trovato l’albergo e poi il nome, la vita, la storia del padre.

In un altro romanzo, Mastro Geppetto, Stassi aveva fatto cercare un familiare: il padre si era messo alla ricerca del figlio burattino e stranamente non gli era andata bene. Dimostrato, tuttavia, aveva lo scrittore quanto sono importanti certi legami, certi ricongiungimenti. In Mastro Geppetto, in Notturno francese, in tante altre sue opere è emerso il senso, il valore, la funzione del rapporto col passato sia di famiglia sia d’altro. Senza passato la memoria, la storia non avrebbero significato, non varrebbero e la condizione umana finirebbe di essere tale. Stassi scrittore difende, invece, quella che è sempre stata la misura dell’umanità, non ne accetta altre e non si può negare che facendolo tramite i suoi romanzi risulti molto convincente oltre che molto nuovo e originale.

Antonio Stanca