di Antonio Stanca –

A Marzo di quest’anno nella “Universale Economica” della Feltrinelli è comparsa una nuova edizione de Il calamaro gigante, romanzo di Fabio Genovesi. Lo aveva pubblicato nel 2021 e come in altri precedenti si era mosso con molta abilità tra fantasia e realtà, invenzione e storia. Capace era stato di spostarsi in continuazione tra il dato biografico, la circostanza particolare e l’evento clamoroso, grandioso, tra il passato più remoto e il più prossimo, di collegarli, scoprirvi un senso unico. Grande e piccolo, vicino e lontano sa essere quando scrive, tutto sa comprendere Genovesi. Libera, sciolta è sempre la sua lingua.

È nato a Forte dei Marmi, Lucca, nel 1974. È autore di racconti, romanzi, libri per ragazzi, saggi, biografie, sceneggiature, traduzioni di scrittori americani. Ha avuto numerosi riconoscimenti, collabora col Corriere della Sera e col settimanale La Lettura. Per Rai 2 e Rai Sport è stato più volte opinionista durante il Giro d’Italia e il Tour de France.

Intorno ai primi anni 2000 si colloca l’inizio della sua attività letteraria, fu di diverso genere e a volte la svolse in collaborazione. Così avrebbe continuato. Oltre che autore, scrittore Genovesi sarebbe stato anche l’intellettuale impegnato nei problemi della storia, nella vita del mondo, nello sviluppo della società, nella cultura del tempo. Sempre attento si sarebbe mostrato a quanto avveniva a livello individuale e collettivo, a come si procedeva, a quel che si acquisiva o si perdeva. Vasta, estesa sarebbe stata la sua capacità di osservazione, riflessione, la sua conoscenza di storia, preistoria, mito, leggenda, favola. Erano diventati gli elementi, gli aspetti della sua produzione compresa quella narrativa dove, s’è detto, tanta verità e tanta immaginazione riesce a far stare insieme, a far valere.

Un’ultima prova di queste qualità del Genovesi è Il calamaro gigante. Una narrazione ricca di riferimenti autobiografici, storici, geografici, di elementi culturali, letterari, scientifici, di tutto quanto è stato ed è realtà, vita, natura. Rispetto a quelle di prima la realtà, la vita e la natura di adesso sono cambiate, sono molto cambiate. Le si può dire trasformate dallo sviluppo, dal progresso. Non si è mai fermato il processo di evoluzione, non ha mai smesso di essere nuovo per tutto, per tutti. Ma oltre ai vantaggi molti sono stati anche i danni che ha provocato e alcuni non si possono riparare. Tra questi c’è l’inquinamento dell’aria, dell’acqua, la perdita dell’ambiente umano, animale, vegetale, la crisi della dimensione naturale della vita. A dire di un fenomeno così grave e così esteso si sofferma Genovesi in questo lavoro e crede di poterlo fare tramite il racconto della vita, della storia del mare, di quella vera e di quella immaginata, di quella scritta e di quella trasmessa a voce per secoli, per generazioni, senza che si sia mai potuti essere sicuri di certe vicende, di certi personaggi, di certa fauna, di certa flora marina, di quanto nel mare o intorno al mare è avvenuto veramente o solo in parte o per niente. Qualunque sia stato il modo, osserva Genovesi, rimane esso a testimoniare del mare come di un elemento naturale, immenso, infinito, utile ma anche minaccioso, pericoloso. Lo era stato all’inizio perché sconosciuto, era tornato ad esserlo ora perché inquinato, avvelenato nelle sue acque e in tutto quanto da esse proviene all’uomo. Entrambi, l’uomo e il mare, avevano avuto lo stesso destino, avevano perso quanto era loro appartenuto, quella condizione naturale che serviva a identificarli, distinguerli, farli valere. Non erano più autentici. Erano stati guastati dal tempo.

Più che un romanzo un atto di accusa, una denuncia va considerata quest’opera, uno studio, una valutazione di quanto nei secoli è avvenuto all’insegna del progresso ed è finito col rappresentare una rovina irreversibile, di quanta vita c’è stata prima e di quanta morte dopo. Non è la prima volta che se ne parla ma è la prima che lo si fa in modo così particolare. Sembra di camminare in un campo minato: c’è un diffuso stato di allarme, una generale atmosfera di paura ma c’è pure uno spirito di protesta, un invito ad aver coraggio, a sperare. È come sempre in Genovesi, c’è di tutto!

Antonio Stanca