di Antonio Stanca –

Dacia Maraini ha ottantaquattro anni e nel 2017, quando ne aveva ottantuno, ha scritto il romanzo Tre donne (Una storia d’amore e disamore), che l’anno scorso ha avuto la terza edizione presso Rizzoli Vintage.
La Maraini è nata a Fiesole nel 1936 e nel 1954, dopo la separazione dei genitori, si è stabilita col padre a Roma. Aveva diciotto anni e il suo esordio nella narrativa sarebbe avvenuto negli anni sessanta ma non sarebbe stato il suo unico interesse. In molti altri sensi si è impegnata ed ha continuato a farlo fino ai giorni nostri. La poesia, la saggistica, il teatro, il cinema, la televisione, sono stati altri suoi modi di esprimersi, di mostrarsi. Anche laboratori di lettura, di scrittura, centri di studio ha avviato, programmi televisivi ha creato al fine di promuovere incontri, scambi che servissero ad istruire, formare, educare. Spirito aperto, disposto verso l’esterno è stato il suo e così nelle sue opere. Dalla realtà si è sentita ispirata a creare vicende, personaggi che ne diventassero il simbolo, che servissero a riscattarla, a darle un rilievo, un valore, una funzione, che la migliorassero. Ha sempre proceduto verso conquiste di spazi nuovi, diversi. Una presenza attiva è stata la sua, una figura in continuo movimento. Conosciuta è diventata in Italia e all’estero, tradotta, premiata è stata tante volte. Oltre che scrivere ha voluto istruire la Maraini, far sapere, far conoscere quanto pensava che servisse, che fosse necessario per stare meglio. Un’operazione di estesa sensibilizzazione ha compiuto sia come autrice sia come donna, non ha distinto tra le due posizioni e tanto ha fatto in entrambe.

Anche in questo romanzo sono situazioni semplici, comuni, è la realtà quotidiana quella dalla quale la scrittrice muove per raggiungere i significati che si propone. Sempre da lei perseguito, affrontato, discusso, rappresentato è stato il tema dell’emancipazione femminile, del riscatto della donna dalla sua eterna condizione di sudditanza, inferiorità rispetto all’uomo, dal suo stato di rassegnazione, sofferenza. E’ un motivo che ricorre nelle opere della Maraini e in questo romanzo è diventato centrale, unico. Qui sono tre, Gesuina, Maria e Lori, le donne che cercano la liberazione da quanto le condiziona, le limita. Vivono tutte nella stessa casa, Gesuina è madre di Maria e nonna di Lori. Maria ha perso il marito a causa di una grave malattia e, rimasta con la figlia e la madre, si è adattata a fare il lavoro di traduttrice per una casa editrice che poco la paga. La nonna, che è stata attrice di teatro, ora, a sessant’anni, ha imparato a fare iniezioni in casa e fuori per poter assicurare alla famiglia un altro guadagno. Lori va a scuola ed è fidanzata con Tulù, suo coetaneo. Tutte sembrano contente della propria condizione ma, in effetti, nessuna lo è: Maria scrive lunghissime lettere d’amore a François, un francese che ogni tanto viene a trovarla e col quale vorrebbe sempre stare; Lori, irregolare, ribelle, annota su un diario che tiene nascostoi suoi pensieri, i suoi desideri anche sessuali; Gesuina parla di amori, di baci con un piccolissimo registratore dal quale non si separa mai. Tutte hanno aspirazioni che vanno oltre la loro condizione, tutte vogliono una vita diversa e la nonna c’è quasi riuscita poiché tanti sono i baci che si scambia col fornaio Simone e in seguito tanti i pensieri d’amore con Filippo. La madre e la figlia, invece, si vedono costrette a limitare i propri sogni entro lo spazio di una lettera o le pagine di un diario. Succederà, però, che Lori si lasci amare e sedurre da François, da lei sempre ammirato, e che dal rapporto nasca quel bambino che sconvolgerà la situazione in casa. Maria starà male, tenterà il suicidio, arriverà in fin di vita, la nonna dovrà assumersi tutte le responsabilità, le necessità della famiglia, Lori non saprà fare bene la madre, François scomparirà.

Sapranno, tuttavia, le “tre donne” adattarsi alla nuova situazione, la vedranno come il risultato delle loro aspirazioni, come una conquista, l’accetteranno, sembrerà loro di essere riuscite, di stare meglio soprattutto quando Maria accennerà a riprendersi.

Tre donne nuove, tre casi insoliti ha rappresentato la Maraini e, pur tra tanti contrasti, le ha mostrate capaci di fare altro da quanto sembrava loro destinato e per sempre. Con esse ha voluto dire come ci si può evolvereanche quando i mezzi sono pochi.

Arricchisce l’opera il linguaggio che pur liberandosi, come altre volte, dalle scorie del parlato, vi rimane vicino quasi volesse procurare alla vicenda il segno della sua autenticità.

Antonio Stanca