Alla dott.ssa A.M. Martiriggiano
per la sicurezza e la rapidità
con le quali si è mossa,
al dott. G. Colonna e ai suoi
Colleghi del “V. Fazzi”, mostratisi
capaci di annullare ogni pericolo,
a Luigina, diventata inseparabile…
grazie.

di Antonio Stanca

È nato nel 1959, ha cinquantanove anni, ha pubblicato molti romanzi per ragazzi e adolescenti, ha ottenuto numerosi riconoscimenti. Si chiama Christophe Léon, è francese, ha cinque figli, ha cominciato a scrivere a quarantadue anni e per caso, per impiegare il tempo durante una lunga convalescenza in ospedale. Aveva iniziato con romanzi per adulti ma poi si è decisamente orientato verso la narrativa per ragazzi. In questo ambito, col romanzo Reato di fuga del 2014 avrebbe ottenuto, nel 2016, il prestigioso “Premio Andersen 2016 per il migliore libro oltre i quindici anni”. Ne sarebbe stato tratto un film e l’opera avrebbe avuto traduzioni in molte lingue. Il rapporto tra due ragazzi che vivono esperienze completamente diverse e quello tra loro e i genitori sono i temi dell’opera. Temi che ricorrono nella narrativa del Léon insieme a quelli della tutela dei diritti civili, della protezione dell’ambiente, dei pericoli della globalizzazione. Spesso sono fatti di cronaca a muovere lo scrittore, a fargli immaginare, concepire, costruire la vicenda, le circostanze, i personaggi di un romanzo. Dalla vita trae Léon le sue opere e le finalità che si propone sono sempre di carattere morale, spirituale. I suoi vorrebbero essere insegnamenti, vorrebbero proteggere, salvare da tutto quanto oggi è sopraggiunto ad offendere i principi, i valori più autentici, quelli dell’anima, a guastare i rapporti umani, sociali.
Storie vere sembrano quelle del Léon ché vera è la realtà dalla quale provengono, vere le cause che le muovono, vero il linguaggio che le esprime, quello della vita quotidiana, privo di qualunque artificio formale. Evita, inoltre, Léon nel suo narrare di soffermarsi in lunghi approfondimenti, in minuziose analisi degli eventi, dei pensieri, delle azioni rappresentate perché è sua intenzione lasciare al lettore la facoltà di valutare, di giudicare. “Aperte”, disposte verso gli altri, verso tutti, verso la loro interpretazione sono le sue opere, non “chiuse”, non ridotte soltanto al giudizio dell’autore.

Così succede pure in Spazio aperto, uno dei più recenti romanzi del Léon che quest’anno è stato pubblicato in Italia dalla casa editrice Sinnos di Roma con la traduzione di Federico Appel. Anche qui ci sono due ragazzi, Lewis e Julia, che provengono da ambienti diversi, hanno avuto una vita diversa e s’incontrano, si conoscono in una palestra. Cominciano a frequentarsi: lei per il piacere di avere un amico ed un eventuale fidanzato, lui per il proposito di inserirsi nella sua casa, conoscere il padre e vendicarsi del male che ha fatto al proprio padre. Diverse sono le loro intenzioni, diverse le loro famiglie e diversi i rapporti che ognuno ha con i genitori. Tra tutto questo e in particolare tra i sempre più difficili rapporti che Lewis ha con i suoi da quando il padre l’ha lasciato solo con la madre e questa si è messa con un altro, procede la narrazione del Léon. Stavolta l’opera assume i toni del romanzo giallo e solo alla fine si saprà perché il padre di Lewis nell’ambiente di lavoro, nel suo ufficio, è giunto a sentirsi perseguitato, perché si è suicidato e perché a volere tanto è stato il padre di Julia, direttore di quell’ufficio.
Julia non sa niente di tutto questo quando comincia a frequentare Lewis, né all’inizio i suoi sanno con chi si sta frequentando. Neanche a casa di Lewis sanno del loro rapporto.
Una trama molto articolata è quella del romanzo, una trama ricca di sorprese, di risvolti fino alla fine, fin quando tutti sapranno di tutto.
Più originale, più coinvolgente delle altre volte è riuscito lo scrittore.
Di ragazzi d’oggi, scrive Léon, nella loro vita indaga, nei rapporti tra loro, con la scuola, con la famiglia, nei problemi, nei disagi che vivono in un mondo come quello contemporaneo. È il suo tema preferito, un tema che svolge con lucidità, con chiarezza e soprattutto senza mettersi alla ricerca di eventuali responsabili o colpevoli ma lasciando a chi legge il compito di giudicare. Di questo romanzo, infatti, non farà sapere la conclusione, sospeso lo lascerà, non si capirà se su Lewis che sta per compiere il grave gesto di sparare contro il padre di Julia abbia agito di più la forza di un odio a lungo nutrito o l’affetto di una ragazza appena conosciuta, non si capirà se quel gesto sia stato da lui compiuto e sarà lasciato al lettore il compito d’immaginare cosa è successo.

Antonio Stanca