di Antonio Zoretti

Al dì, 10/11/2015
Uno spostamento del cazzo. Non c’è più un cazzo in Via Palmieri (a Lecce) . Hanno rotto il cazzo. Lo hanno levato. Non si vede più un cazzo.
Prima almeno c’era qualcosa da fare per i turisti: guardare un cazzo, appunto. E fotografarlo, perché non avevano un cazzo da fare, appunto.
Altro non resta per loro che, in tutto abbandono, immaginare un cazzo, senza, appunto, la volontà di osservarlo.
Questo solo, oggi, potranno fare, i turisti del cazzo! Ciò che non vedono, ciò che vorrebbero…
Il cazzo è mutuato, lontano dalla via.
E’ visibile ormai solo un semplice disegno ornato al suo posto, nell’inferriata della finestra della presumibile o inventata ex ‘casa del piacere’: delle frequentazioni amorose nelle tribune pubbliche sessuali, nei convegni a luci rosse amatoriali. Negli intrattenimenti, dove ciascuno, a turno, sceglieva la sua ‘stella’. Non fingevano, come avviene per strada. Si ripetevano, dimostrando più volte la loro mascolinità potente, e nemmeno per sogno, nonostante le diverse dimostrazioni, questi frenetici uomini dell’amor trombato seguitavano a naufragare.
Prosternati davanti al sesso pagato e venerato dai testimoni e alla sua rappresentazione di Stato. Come se a tanto piacere non provvedesse la vita tout-court. E non c’era soluzione, perché non bastava soltanto frequentare quelle ‘abitazioni’, è esserci, soffermarsi, che era indispensabile.
Ma ciò divenne impossibile, poiché un giorno una legge dello stesso Stato proibì all’uomo l’incontro con le ‘dame’ delle “case rosse”. Le ‘dimore del piacere’vennero chiuse. Che, insomma, i signori inquilini dei super bordelli non potevano più disporre del proverbiale talento del cazzo, e per di più a pagamento.
La frequentazione assidua e dogmatica devozionale non è fantasia.
Qualcuno addirittura addusse, a prova del cazzo esistente, che non si può pensare di non farsi iniziare da una ‘bocca di rosa’ di una “casa chiusa”. E così i pallidi fanciulli dopo potevano pure trovarsi una fidanzata, tanto lo spino se lo erano tolto, col pretesto che quella sera erano stati con le più belle ‘rose’.
Ecco! Si stordivano prima, in quella notte anniversaria.
Mah! Che importa. La loro follia forse era già morta. Forse non tutti hanno trovato una vera fidanzata, o ritrovato la loro piccola follia.
Questa fu la rappresentazione di Stato. E quel che è stato è Stato!
Agli eredi del palazzo in questione rimase solo una figura del cazzo, su una grata in ferro battuto di una finestra colorata che da sulla strada. Ora rimossa e al suo posto variata. In compenso i turisti vedranno un modesto disegno ornato, ma non riavranno più il loro cazzo agognato.
E tanto basti aver detto intorno al capo della proposta materia, e poniamo fine qui al nostro discorso… del cazzo, appunto.

Al dì, 13/11/2015
Notizia dell’ultim’ora: Eureka!

Per la gioia dei turisti e non solo, il famoso “cazzo” ha ripreso il suo posto. E’ stato rimesso dov’era sempre stato, in via Palmieri. E che cazzo… ci voleva proprio… Così almeno i futuri visitatori avranno qualcosa da guardare e osservare oltre al solito salotto borghese e barocco decadente da sopportare. Che sollazzo proveranno a rivedere quel mitico cazzo, che forse con la fantasia imminente qualcuno lo ha associato a simbolo di una ‘casa d’appuntamento’. Altri invece non lo collegano affatto, e affrancano l’abitazione da simili congetture d’accatto. Altri ancora dicono che di uno scherzo si tratta: uno scherzo del cazzo, appunto.

Comunque sia, il cazzo è riapparso, è mancato solo per pochi giorni, qualcuno non se ne è neanche accorto.

di Antonio Zoretti