di Antonio Stanca

Scrittrice belga di lingua francese è Amélie Nothomb che nel 2018 ha pubblicato il suo ventisettesimo romanzo I nomi epiceni. Anche in Italia l’opera è comparsa nel 2018 e a Febbraio del 2019 ha avuto un’altra edizioneancora presso la casa editrice Voland di Roma. La traduzione è di Isabella Mattazzi.
La Nothomb è nata a Kobe, in Giappone, nel 1967, ha cinquantadue anni e vive tra Bruxelles e Parigi. In Giappone e in altri paesi la sua famiglia era stata perché il padre, nobile belga, svolgeva attività diplomatica e doveva spostarsi quasi in continuazione. In diversi posti aveva, quindi, compiuto gli studiAmélie ma quelli universitari li avrebbe compiuti a Bruxelles, dove la famiglia sarebbe rientrata. In seguito era tornata in Giappone da sola per imparare meglio la lingua giapponese ma, delusa,non vi era rimasta molto tempo. Aveva cominciato a scrivere muovendosi tra Bruxelles e Parigi e fin dall’inizio, col romanzo Igiene dell’assassino del 1992, si era fatta notare per la particolare situazione presentata.Accettaval’irregolarità del caso trattato ma non saltava quei principi morali che erano sempre stati della vita, della storia.

D’allora la Nothomb ha sempre scritto di casi, di situazioni difficili, eccezionali. Le ha fatte rientrare nella vita quotidiana, le ha viste come possibili, come vere, reali. Le ha mostrate capaci di esistere, di svolgersi, di giungere all’impossibile, all’impensabile, all’assurdo, di farlo sembrare necessario fin quando, però, non compariva quella verità, quella giustizia, quella regola che è propria dell’uomo,della sua morale. Nuove, moderne le vicende, vecchie le misure alle quali vengono ricondotte: questo accade quasi sempre nelle narrazioni della Nothomb. Accoglie, accetta, la scrittrice, tutto ciò che di strano, d’insolito, di proibito, d’imprevisto la vita può comportare oggi, lo lascia procedere ma non ne fa una situazione definitiva, non perde di vista l’ordine.

Nei sentimenti, nei pensieri più oscuri, più torbidi, negli abissi della coscienza penetra, nelle vicende più complicate, nelle case più travagliate, nelle vite più scomposte s’immette. Dalla situazione più semplice mostra come si possa giungere alla più complicata, la segue, la sviluppa, la porta al limite ma non vi rimaneperché torna entro i confini della morale. Nei misteri entra la Nothomb ma non rinuncia alla luce.

Molto lette, molto tradotte sono le sue opere, sia la critica sia il pubblico hanno riconosciuto la capacità della scrittrice di cogliere quanto di grave, di tragico può comportare la vita d’oggi ela sua volontà di richiamarlo ai doveri di sempre, di correggerlo in nome di ciò che è sempre valso.

Anche teatro, anche poesie ha scritto la Nothomb, anche film sono stati tratti dai suoi lavori. Una delle maggiori scrittrici contemporanee può essere considerata, una delle più importanti testimoni della modernità. Molti premi le sono stati attribuiti. Anche la sua espressione linguistica è stata ammirata poiché sempre chiara, sempre fluida nonostante la complessità dei temi trattati. Non è facile dire insieme di eccezioni e di regole e che la Nothomb vi riesca è il suo merito maggiore.

Pure ne I nomi epiceni succede che da una situazione semplice, da un semplice rapporto d’amore iniziato a Settembre del 1970 a Brest tra Claude e Dominique e diventato il loro matrimonio, la loro figlia, la loro vita in un appartamento dei quartieri più lussuosi di Parigi, si giunga ad una tragedia. La figlia farà morire il padre quando si scoprirà che ha sempre ingannato la madre e lei, che ha sempre pensato ad un’altra donna e per questa ha voluto arricchirsi, trasferirsi a Parigi, per dimostrarle che non era il fallito che tanti anni prima aveva creduto e lasciato. Neanche adesso, però, quella donna lo avrebbe voluto e l’inganno, la menzogna di lui sarebbero stati doppiamente sconfitti poiché pure Dominique e la figlia lo avrebbero rifiutato. Solo e gravemente malato sarebbe rimasto in quella stanza d’ospedale dove la ragazza non avrebbe esitato a staccare la spina dell’apparecchio che lo teneva in vita. Non lo avrebbe mai saputo nessuno, a lei non sarebbe mai sembrata una colpa ma un’azione necessaria, giusta. Le due donne e la ragazza sarebbero uscite salve dalla situazione. Dopo, però, che la scrittrice avrebbe dimostrato quanti aspetti possono assumere i pensieri, come possono diventare crudeli, spietati pur in una persona che non li ha mai nutriti.

A vincere, come altre volte in Nothomb, saranno l’amore, la vita ma lungo, interminabile, tortuoso, pericoloso sarà il percorso che dovranno compiere. Non ci sarà sosta e molto sofferta sarà quella vittoria.

Contrastata, dolorosa è la vita che la Nothomb generalmente rappresenta nei suoi romanzi. I suoi “casi” diventano le prove di quanto contaminata sia essa oggi. Sono un allarme, un avviso a considerare il male come sempre possibile, sempre vicino ed a combatterlo poiché non è ancora invincibile, insuperabile.

Antonio Stanca