di Paolo Vincenti

“Dimmi come come come fai  a dire che tu credi in questo vecchio pazzo mondo”  – Adriano Celentano

Crazy world 1.

È un mondo di pazzi.  Qualche mese fa, in prossimità della scadenza della mia polizza auto, mi sono trovato nella necessità di cercare una diversa compagnia con cui stipulare un nuovo contratto di assicurazione, cosa che, come noto, è obbligatoria per legge. Ciò perché la società cui pagavo le rate da anni,  essendo stato negli ultimi tempi evitato ogni sinistro,  aveva pensato di darmi il ben servito. Ho iniziato così a collezionare preventivi ma tutti erano più o meno costosi. Fra le varie aziende, quella che mi offriva un preventivo più conveniente mi chiedeva di installare nel cruscotto della macchina una scatola nera che monitorasse il numero di chilometri effettuato. Questa scatola nera è una sorta di Gps che rileva ogni spostamento dell’auto, ergo del guidatore, cioè una invasione della propria privacy niente male, cosa per cui ho deciso di rifiutare le pur ottime condizioni contrattuali. Vedendomi titubante, l’agente assicurativo ha tentato di convincermi, dicendo: “se questa macchina la prende tua moglie, pensa ai vantaggi di poter controllare i suoi spostamenti (in effetti l’auto di cui trattasi è quella di mia moglie). Sapessi quanti installano la scatola nera ad insaputa della coniuge e poi quasi ogni settimana mi chiamano per conoscere i luoghi in cui lei è stata onde prevenire potenziali infedeltà oppure per smascherarle”.  Ho salutato quell’imbecille con una pacca sulla spalla di finta solidarietà di maschio cornuto, ma declinando decisamente la sua offerta. Non trovandone una migliore, ho ceduto alla rete cercando fra le polizze online quella più conveniente. Le polizze on line magari non offriranno le migliori garanzie, ma fanno assai risparmiare, e chissenefrega! Tanto si sa che quella delle assicurazioni in Italia è una grande truffa di Stato organizzata in modo che a rimetterci sia sempre il contribuente costretto a pagare per un servizio che non gli serve, di cui non usufruirà mai; perché, come si dice, chi rompe paga e i cocci sono suoi. Se non faccio nomi in questo articolo non è per tema di denunce ma solo per non procurare ulteriore e gratuita pubblicità a questi miserabili gabellieri. Ho saputo che un’agenzia assicurativa svizzera propone ai suoi clienti un braccialetto elettronico, come quello di chi è agli arresti domiciliari. Si tratta di un Fitbit, cioè un contapassi, in base al quale la rata della polizza vita si alza o si abbassa. Oltre al fatto che venga monitorata ogni attività dell’utente, i clienti, soprattutto anziani, sono costretti a marciare, cioè devono tenersi in movimento per tutto l’anno, altrimenti nisba, il risparmio e la polizza saltano; bisogna percorrere almeno 10.000 passi quotidiani. Estate o inverno, caldo o freddo, avanti, marsc! Di corsa, di corsa! Chiara la logica perversa dell’azienda:  se non fa attività motoria, il  nonnetto schiatta prima e all’assicurazione tocca sganciare il premio anzitempo, dunque il vecchio non ha da crepare se vuole usufruire degli ottimi vantaggi del Fitbit.  L’invasione della nostra privacy è ormai ordinaria amministrazione e la nostra quotidianità è cronografata, scannerizzata, radiografata, sicché tra la cabina del bancomat e quella della casetta dell’acqua, tra le telecamere di sorveglianza delle banche e quelle di appartamenti e ville private, il grande Inquisitore può avere una precisa mappa delle nostre attitudini, un tangibile riscontro dei nostri gusti, delle abitudini, manie, perversioni.

Pensiamo ad autovelox, tutor, vergelius, installati su tutte le strade d’Italia che, col fine di rimpinguare le cesse dei Comuni a danno degli indisciplinati automobilisti, possono del pari mappare tutti i nostri spostamenti, dicendoci ( e dicendolo al grande Inquisitore) se si battono preferibilmente piste comunali oppure provinciali oppure statali e autostradali. Così come le telecamere installate nelle ztl delle grandi città ci dicono, in base alla frequenza con cui si transita nei centri storici, se uno ci va solo per lavoro, raggiungendo qualche ufficio colà ubicato, dunque preferibilmente nelle ore mattutine, se invece ha qualche amico facoltoso proprietario di un immobile di lusso che lo ospita preferibilmente di sera, oppure infine se ci entra occasionalmente in quanto amante dell’arte e della storia e va a visitare chiese e monumenti di cui i centri storici italiani sono ricchi.

Crazy world 2.

Camminando per strada, ho visto il manifesto funebre di un cane. Dovevo aspettarmi, vista la mania cinofila scoppiata negli ultimi tempi, che presto o tardi saremmo giunti a tanto. La società moderna si nutre di paradossi. Si scanna un uomo, lo si uccide senza pietà e si butta il suo corpo nel fiume o nel canalone di qualche discarica, e poi si tributano onori funebri ad un cane. (Non) est modus in rebus.

Si è discusso molto sull’opportunità o meno di permettere a Martina Levato di allattare in cella il figlioletto nato alcuni mesi fa. Mi sembra davvero aberrante prendere in seria considerazione l’ipotesi che possa farlo. Martina Levato è una che, insieme al suo compagno, Alexander Boettcher, se ne andava a sfigurare i suoi ex amanti con l’acido. È stata condannata 14 anni  per aver deturpato il viso del suo ex Pietro Barbini  e altri processi sono in corso per tante altre aggressioni perpetrate dalla diabolica coppia. Ma una Furia del genere può avere del latte nelle proprie mammelle? O, la satanessa, avrà invece  veleno con il quale intossicherà il povero bambino? Che significa che occorre conservare il nucleo famigliare? Che i consulenti debbono valutare le capacità genitoriali dei due galeotti? Ma questi sono due criminali, e prima si allontana da loro il bimbo, meglio è per l’infante! I nonni materni sono stati capaci di affermare: “una crudeltà separarlo dalla madre. Saranno dei buoni genitori”.  È un mondo di pazzi.