Tutti pazzi per la Cirinnà
di Paolo Vincenti
Il dibattito sulla Legge Cirinnà continua a tener banco fra le forze politiche. Da una parte il Pd, principale partito di governo, che, spinto da una motivazione di carattere meramente elettorale, quella di ingraziarsi le simpatie della popolosa comunità gay italiana, vorrebbe far passare la legge così come formulata; dall’altra parte, l’area dei partiti cattolici popolari che, mossi da motivazioni anche di carattere ideologico, ne contestano in parte il contenuto. La pietra dello scandalo, almeno per le forze di centro moderate e per la Chiesa ed il vasto universo che vi si riconosce, è la stepchildadoption, che prevede l’adottabilità del figlio che uno dei due coniugi gay ha avuto da una precedente relazione. Non sia mai, si dice, che questo porti alla nefasta pratica dell’utero in affitto. Contro questa sciagurata eventualità, il centro destra e le associazioni cattoliche hanno mobilitato qualche giorno fa a Roma il “Family day”, dove migliaia di persone, per lo più divorziati o conviventi fuori dal matrimonio, hanno gridato contro le unioni civili e le adozioni gay. È chiaro che la legge Cirinnà, pur con tutti gli aggiustamenti del caso, passerà, non fosse altro che per motivazioni di carattere estetico: la legge è cool, è trendy, è sexi, è “giusta”. Infatti a sostenerla vi sono: Martina, la Boschi, la Madia, Lotti, Ricci, Bonafè, Moretti, Fratoianni, belli, giovani, rampanti. Sull’altro fronte, chi c’è? Formigoni, la Bindi, Buttiglione, Sacconi, Gasparri, Giovanardi, i sepolcri imbiancati della Seconda Repubblica. Il Pd, nel perorare la causa delle unioni civili, invoca la necessità di colmare un vuoto normativo che c’è in Italia e il gap con gli altri paesi europei, quella di tutelare i diritti delle coppie di fatto, che siano omo o etero, in nome dei principi costituzionali che sanciscono “pari dignità sociale”, e inoltre quella di modernizzare il nostro Paese, di farlo uscire dalle secche dell’immobilismo e dell’arretratezza culturale. Il Pd cioè vorrebbe far diventare il nostro Paese una compiuta democrazia liberale che, se è davvero tale, deve garantire i diritti di tutti. Niente di vero in tutto ciò. In un paese di furbi, la maggioranza di governo non fa che allargare l’area del proprio consenso (ed è un bottino elettorale di tutto rispetto, stando ai sondaggi,) estendendo diritti velleitari agli indignados arcobaleno. Questi diritti infatti, come la genitoralità gay, sono soltanto figli del mutamento antropologico in corso, derivano da prassi, abitudini consolidate nel nostro Paese e in attesa di essere normate, ma da nessunissima radice costituzionale, da alcun principio liberale. I teoricipiddini vorrebbero leggere la carta costituzionale a proprio uso e consumo, come gli ebrei fanno con la Cabala interpretando misticamente la Bibbia, e i numeri che vi traggono per dare fondamento al progetto di legge, come i napoletani con la smorfia, poi se li giocano al lotto.
Contro l’area dei progressisti (Pd, Sel, Rifondazione comunista, centri sociali, parte dei Cinque Stelle), si schiera quella dei reazionari (NCD, Area popolare, Fratelli d’Italia, Lega Nord, parte di Forza Italia). Questi ultimi, benedetti dalla Chiesa, propongono miriadi di emendamenti al ddl e difendono l’incolumità della famiglia tradizionale insidiata dappresso da una legge troppo libertaria, comunista, oltranzista. La libertà degli omosessuali, dicono quando stanno calmi, non deve ledere quella degli etero, la sola famiglia possibile è quella basata sul matrimonio fra un uomo e una donna, che risponde al principio naturale; e quando poi si incazzano, rintuzzati dagli avversari, sostengono: “perchè così ha voluto Dio!” Il “così sia” di millenaria memoria trancia ogni dibattito politico, ogni speculazione filosofica, anche la più pacata e dotta disquisizione. Speciosa e fasulla pura la posizione dei conservatori, naturalmente. Anzi, niente affatto naturalmente. Sul giusnaturalismo, chiunque si occupi di filosofia potrà obbiettare che tanti sono i modelli declinati nel tempo dai vari pensatori, da Hobbes a Kant, da Locke a Roussoe, e ognuno di questi si fonda su una diversa interpretazione dei diritti di natura, in senso estensivo oppure restrittivo. Anche la famiglia è una convenzione sociale codificata nei secoli dei secoli.
E in mezzo a questa contesa, i gay cosa fanno? La comunità omo-lesbo-trans italiana applaude ad un provvedimento che ha richiesto a gran voce (anche con le piume di struzzo e la coda di pavone). Anziché tutelare la propria diversità, ovvero preziosità, unicità, l’omosex cerca di assimilarsi, pregustando impareggiabili paradisi di pantofole e pastasciutta, nel mito catto-fascista della famiglia tradizionale. Un culto, questo, talmente radicato nella nostra società (basta guardare una puntata dell’oscena trasmissione domenicale di Barbara D’urso coi suoi matrimoni tamarreschi fra decerebrati napoletani), che crea appeal nell’immaginario giovanile. Sky trasmette un reality “Matrimonio a prima vista”, in cui gli autori fanno sposare delle coppie che non si conoscono, questi iniziano a convivere e dopo un certo numero di settimane si vede se riescono ad andare d’accordo e restano insieme oppure si lasciano e divorziano.
La sua interdizione rende qualsiasi istituto più desiderabile, si sa. Così, i gay, privati dalla storia di quelle piccole gioie quotidiane riservate alla famiglia cristiana, suggestionati dalla sua iconografia, hanno serbato per secoli il malanimo di essere esclusi da un così dolce desco che la società bigotta e unidirezionale ha sempre apparecchiato per gli etero; hanno coltivato il rancore di essere privati dalla natura del potere di generare, ed hanno atteso tempi migliori. Oggi, grazie ai governi illuminati d’Europa e di quasi tutti i paesi del mondo, il loro tempo è arrivato. Un potere armonico, laico, moderno, inclusivo, fautore di un ecumenismo ed un irenismo globali, li ha affrancati da tanta emarginazione sociale e li accoglie nell’agape dei diritti universali. Così in Italia, grazie a Renzi (e al suo guru Oscar Farinetti) potremo finalmente scrollarci di dosso quel complesso di inferiorità rispetto all’Europa e l’industria dei matrimoni avrà una notevole crescita ultronea. Tutti invitati! Il food and beverage, lo offre Eataly.
Paolo Vincenti
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