di Mauro Marino –

Origini del Barocco, una scultura di Patrizio Quarta al Fondo Verri.

C’è una madre che lega il Sud: la pietra. Il corpo a corpo con la pietra: lo scavo, il cercarla, il tirarla fuori dalla terra per far dimora e per innalzarla al cielo, in omaggio al divino, tentando di mutarla in preghiera, osanna alla natura e al motore della creazione. Dalla grotta, dal taglio di un concio fino alla panoplia barocca mischiando e confondendo sacro e profano. Una soggezione popolare, proletaria, misera, devota sì, ma anche pronta alla sfida, all’incanto e all’incantamento, alla poesia.
Questo pare narrare “Origini del Barocco”, una pietra di bardiglio grigio, alabastro finemente cesellato dalla maestria di Patrizio Quarta, artista sempre attento, con il suo lavoro, a legare la tradizione della visionarietà della scultura con il presente, per fare auspicio al futuro. Le sue mani “dettatano” alla materia un universo simbolico, sottile nel tessere narrazioni, nel seminare senso.

In pochissimo spazio troviamo la trama di una storia “infinita” ancora in divenire.
Il nodo di una corda e una chiave cingono la vita di un angelo. La figura sovrasta, inginocchiata, il capitello di una colonna dorica fregiata dal segno della “prossima” capitale della cultura europea. Le braccia della figura sono rivolte verso l’alto, sollevano la punta di un obelisco. Alla base i segni del taglio dei conci mostrano una casa, raccoglie le acque, l’olio, per il fuoco che accendendosi svela la trama intima della pietra, le sue venature, la sua anima. Il suo segreto.
C’è il Tempo in questa piccola e preziosa opera, quello del fare, della relazione, dell’amore per la materia, sintesi di ciò che il Barocco è stato per il Sud e l’angelo, il divino, qui è ornato, barocco appunto! Porta bracciali, collane, polsiere; mostra il seno, è prospero, nutre con-fondendo maschile e femminile, nell’uno c’è il due, un significare largo, una domanda sul dopo: l’esperienza vissuta, l’oggi sarà capace di “seminare” speranza? Si farà germoglio. Sapremo essere ricchi delle parole dei padri, delle madri, di ciò che la pietra ha donato?

Un’opera nata in omaggio alla Basilicata e a Matera prossima Capitale Europea della Cultura. Un dono che nel pensiero realizzativo fonde la conoscenza di un territorio, delle sue storie, del suo popolo, delle vicende, della poesia più intima, quella che diede parole a Rocco Scotellaro, che incantò Carlo Levi, quella che alleata del Tempo ha dato responsabilità, consapevolezza, costruzione creativa ad un intero popolo, all’intero Sud.

Mauro Marino