La “break painting” di David D’Aprile
di Gianni Ferraris –
È timido, David, si nasconde dietro un sorriso apparentemente sereno, in realtà inquieto, te ne accorgi solo parlando, facendo domande, aspettando risposte. David è uno degli innumerevoli artisti che costellano questo Salento guizzante fra parole scritte, dipinti, sculture, è un flusso continuo di creare cultura.
Così David esce dal quadro perchè vuole raggiungere lo spettatore. Ricordiamo Fontana e il suo taglio che andava oltre la tela, quasi a significare che tutto era stato detto e che occorreva andare oltre i recinti, le cornici.
David D’Aprile invece di trapassare la tela si protende verso lo spettatore, lo tocca quasi, ammicca. E’ il caso dell’ultimo lavoro, una Marilyn che non è Marilyn ma l’icona che lei rappresenta, bionda, vistosa, bella, con il dito medio proteso verso l’alto che esce dal quadro e potrebbe indicare il cielo ne senso più ampio del termine oppure, più prosaicamente, il luogo dove “ti ci mando”.
“Marilyn sono io, ero in un periodo di rabbia, molti hanno troppo e forse non lo meritano. Quel dito che indica il cielo in realtà vuol dire altro, è una provocazione. Certo, Marilyn era fragile, si suicidò, però era anche forte e rompeva gli schemi. Era bellezza e ansia. La mia bellezza, quella che definisco tale, la esprimo nel quadri ma anche nel lavoro al bar. Tento di sorridere sempre” mi racconta l’artista . Lui che ha creato la “break painting” partendo dai manga di cui era appassionato divoratore nell’adolescenza, li ha riprodotti, ridisegnati, così ecco arrivare Goku di Dragon Ball, ed ecco altri cartoons riproposti.
“Ho iniziato da Dragon Ball quando ne guardavo i cartoni da ragazzino e mi coinvolgeva, così lo riproducevo, poi è cresciuto con me”.
È autodidatta, David, anche se, dice, “Ho fatto l’istituto d’arte, oreficeria, mi ci sono iscritto per stare con gli amici che facevano quel corso. Però All’istituto d’arte il disegno era prettamente e giustamente tecnico, bracciali, anelli e gioielli, la mia natura era invece quella di creare, copiare e fare “miei” i personaggi che amavo”.
Solo dopo l’artista ha sentito il bisogno di toccare i personaggi, di renderli almeno in parte tridimensionali, è questa la novità. Così la pittura, rigorosamente in acrilico, si fonde con la scultura con tecnologia delle stampanti in 3D che permettono di ricostruire il braccio che esce dal quadro, l’aereo che si schianta contro due torri gemelle che sono diventate magicamente due matite in omaggio a Charlie Ebdò.
E dietro ogni quadro ci sono ore di lavoro, c’è tensione emotiva, soprattutto c’è un messaggio in ogni manga, ogni fumetto, ogni pennellata. L’abbiamo incontrato al tavolino del bar di famiglia dove lavora e dove stanno esposti alcune sue opere, dal “servire” caffè dietro al bancone assecondando richieste e gusti del cliente, alla libertà di esprimersi, dopo il lavoro, nel senso più intimo del termine, nel suo caso con la pittura. Fino ad agosto tutto funzionerà così, poi arriverà il primo figlio di David e della sua compagna, allora tutto cambierà, tutto ma non la verve creativa, immaginiamo.
Leggo sul tuo sito che sei daltonico. Un pittore daltonico non è un controsenso?
Mi aiuta la mia compagna, Quando sono in crisi con la scelta dei colori lei mi dà una mano, i fondamentali li distinguo, per gli altri mi lascio aiutare.
Cos’è la pittura per te?
Io sono barista il locale è di famiglia, qui lavoro, il cliente decide e chiede. Quando dipingo sono io ed io solo, se un caffè è cattivo lo rifaccio, un quadro può piacere o meno, però rimane com’è perché io ho scelto di farlo così.
Parliamo dei tuoi periodi, vediamo ad esempio quello che chiami “Inizio senza fine”
Dopo l’attentato a Charlie Ebdo volli fare un omaggio alle vittime, così riproposi e ne rielaborai una copertina. In realtà fu un lavoro fatto d’impeto, in poche ore, il pathos era grande e temo che quello fosse solo l’inizio di una catastrofe della quale non vedo fine.
Un altro lavoro che trovo inquietante e forte è quello che chiami “esci dal buio”
Il fondo nero e le figure che si stagliano sono un urlo contro la violenza sulle donne. Il buio del quale sono a volte prigioniere è il loro silenzio e la paura di denunciare, comprensibile ma aggiunge violenza a violenza. Comprensibile perché questa società non le aiuta. Si, il buio è l’omertà, la paura, l’ansia. In fondo è un messaggio comune anche ad altre situazioni, penso all’usura, al pizzo.
Che mi dici di Equità Italiana?
Sono commerciante, pensavo al padre di famiglia che la fa finita, quanti suicidi di cui non conosciamo i motivi? Molti però, a parer mio, sono riconducibili a rapporti con Equitalia. Tutti abbiamo qualche problema più o meno grande con questa struttura.
Perché esci dal quadro?
Non è scelta sol estetica. A livello inconscio ho scoperto che avevo la necessità di uscire fuori. In famiglia siamo io e mio padre maschi, poi ho quattro sorelle e la mamma, io sono il “piccolo” di casa e mi sono trovato con l’esigenza di proiettarmi fuori.
L’arte è estrema libertà, fuga. Quando sentii l’esigenza di toccare dragon ball lo dipinsi, poi comprai una mano finta e ci studiai su, nacque così quella che chiami pittura/scultura.
Altro periodo tuo è “il bene e il male”
Vidi un Cristo crocifisso e lo riprodussi, dietro il cielo era plumbeo, nuvole nere. La mia compagna prima, poi le mie sorelle mi dissero che quello non era Cristo, ma era il mio autoritratto, qualcun altro vide il mostro disegnato dalle nuvole. Avevano tutti ragione, ero l’unico a non essermene accorto. Da lì il bene e il male.
Ma il male qual è?
La società, l’essere umano non è un bene in senso assoluto. Vedi come abbiamo ridotto l’ambiente, vedi le guerre, non credo che questo mondo abbia vita eterna.
Quindi la tua pittura è autobiografica
Certo che si, in ogni quadro c’è qualcosa di mio, ci sono io. Molte volte ho scoperto di essermi “riprodotto”, spesso a mia insaputa.
Le vetrine che hai fatto cosa sono?
Una persona amica, sapendo che dipingevo ma che non avevo la forza ed il coraggio di uscire fuori con i miei quadri, di farli vedere, mi disse “rompi il ghiaccio, hai un bar, dipingi qualcosa sulle vetrine, così ti esponi in modo neutro, l’opera è tua, le persone lo sanno e tu trovi il coraggio di far vedere quello che sai fare”. Lo feci e mi accorsi che le mie ansie erano infondate, i clienti guardavano con stupore. Il primo fu un Babbo Natale, ora c’è Lilli e il Vagabondo, in mezzo dipinsi i Simpson, la Sirenetta ed altro.
Nei tuoi dipinti ho visto un matador, però vince il toro.
Si, la vittima è il torero perché non ha il diritto di eliminare un altro essere vivente. Torna il discorso dell’uomo che distrugge. No, faccio vincere il toro.
Parlami del tuo lavoro sul bowling
Io mi sento il tiratore e forse voglio fare strike di chi mi vuole frenare.
Fra pochi mesi avrai un figlio, come sarà?
Ti posso dire che mi cambierà la vita. Ho un pò timore, non so cosa succederà, sono ansioso e curioso. Se volessi paragonarlo ad uno dei miei quadri mi piacerebbe che fosse una Marilyn, non troppo buono, con il coraggio di sollevare il dito al cielo. A ben pensare forse mi piacerebbe anche fosse un toro che incorna chi gli vuole male.
Il futuro?
E chi lo sa, ora c’è Marilyn
Per chi volesse contattarti?
C’è la pagina facebook Break painting,
un sito www.breakpainting.it ed una mail davidaprile25@gmail.com
Gianni Ferraris
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.