di Marcello Buttazzo – La Chiesa di papa Francesco, a parte alcune dogmatiche esasperazioni bioetiche, s’apre fiduciosamente al mondo, alla gioventù che sa costruire castelli radicati e fortificati di principi, di valori, di fantasia. Davide Rondoni, poeta raffinato, scrittore sensibilissimo, sostiene da tempo che non sia molto appropriata la tendenza a misurare la fede sociologicamente. In questa società disgregata, frammentata, disomogenea, c’è senz’altro bisogno di spiritualità, s’avverte più che mai la necessità di ancorare le corse sfrenate del pensiero vagabondo ad edifici stabili, con solide fondamenta. Non solo per i cristiani, ma anche per tanti non credenti e soprattutto diversamente credenti, la Chiesa idealmente resta, comunque, punto di riferimento. La Chiesa con il suo santuario di valori è uno spazio franco cui guardare sempre. E ciò non vale solo per i cattolici praticanti e ferventi, ma anche per tanti spiriti laici. Non è un caso che papa Bergoglio piaccia intimamente anche a tante anime scettiche o dichiaratamente atee. La dottrina sociale della Chiesa cattolica è specchiata, nitida, cristallina: se i governi del mondo riuscissero ad applicare una parte minima delle idee di tolleranza, di solidarietà, di gratuità, di impegno e umanità, contenute nelle parole e negli insegnamenti dei pastori, dei missionari, saremmo davvero sulla via d’una più sostenibile giustizia sociale, senza soverchie e colpevoli sperequazioni. Certo, la Chiesa cattolica è soggetta inevitabilmente a critiche serrate e fortissime da parte d’una società plurale: ad esempio, sulle tematiche eticamente sensibili, essa esprime un’antropologia di riferimento dura, troppo stringente ed intransigente. Proprio in questi giorni il Santo Padre con parole solenni e accesissime ha condannato, per l’ennesima volta, l’aborto, visto alla stregua d’un vero e proprio omicidio. Sappiamo, altresì, quanto sul “fine vita” la posizione dei cattolici sia di non dialogo con i laici. Sulla vita che inizia, sull’embrione che si forma dopo un processo anfimittico, la cultura cristiana non ammette scappatoie. L’embrione è per i cattolici, per lo Statuto ontologico cristiano, fin da subito, fin dall’atto d’unione d’uno spermatozoo e d’una cellula uovo, un “piccolo bambino”, un essere umano con una sua dignità antropologica da rivendicare. Ma i meati della bioetica sono un campo minato, al limite. Su altre questioni, che sinceramente toccano il cuore e nutrono lo spirito, si levano talvolta contro i sacerdoti ingiusti atti d’accusa. Ma come scrive il poeta Rondoni, con efficacissima immagine, “la Chiesa sa di essere anche il volto pieno di sputi di Gesù all’inizio della via Crucis”. La Chiesa cattolica, nonostante tutto, sa di essere una grande madre, terra dell’accoglienza: sa spalancare le braccia ai poveri, ai derelitti, ai migranti, ai diseredati, agli ultimi, agli esclusi. Essa è la casa di Francesco, anima errante stremata d’amore. Ci ospitò con passione da bambini. Ancora riceve anime profughe.

Marcello Buttazzo