Scrutare intimamente l’umano
di Marcello Buttazzo –
Caduta vertiginosa di principi e di valori, sacrificati sugli altari “fiammeggianti” dell’avanzante iperefficientismo vorace. La sovrana e padrona economia, con il suo fiato mortifero, con la sua presa ferrea, avvilisce profondamente intere popolazioni. Le guerre ferine, di potere e di dominio e di sopraffazione, insanguinano le contrade del mondo. La politica internazionale non riesce a pianificare piattaforme umane e decorose di sostenibile intervento. Inoltre in questo dilagante periodo di crisi economica globale, che investe buona parte del pianeta terra, forse è il caso di fermarsi un attimo, con gli occhi attenti, con lo sguardo aguzzo. Forse è il caso di scrutare intimamente l’uomo, con la sua fragilità, con le sue attese, con le speranze, con le chimere, con i bisogni. interrogare l’essere umano, la sua essenza, valorizzando al massimo i beni comuni inalienabili, di inesausto e insopprimibile sapore. Siamo individui unici e irripetibili, con i nostri piccoli pregi e difetti. Siamo calie preziose, giacimenti di pensieri, di parole, di ricchezze. La Dichiarazione universale dell’Unesco sulla diversità culturale, patrimonio comune dell’Umanità, precisa che la cultura assume forme diverse nello spazio e nel tempo. Essa è sorgente e fonte di scambi, di innovazione, di creatività. Nel rigoroso rispetto di ogni diversità, risiede la cifra più contegnosa dell’umano agire. Essere unici e diversi vuol dire respirare la vita di frementi aurore e di celesti giorni di sole. Traversare anche le sofferenze e il dolore. Biologicamente e fisiologicamente solo la variabilità genetica nei secoli ha permesso all’homo sapiens sapiens di adattarsi ai vari mutamenti dell’ambiente fisico, assicurando così la perpetrazione della nostra specie e, nei fatti, l’immortalità delle cellule della linea germinale. Umanamente e spiritualmente, essere diversi vuol dire essere cittadini innamorati di sé e dell’altro da sé. Con buona pace di qualche differenzialista, possiamo affermare con serenità antropologica che le “contaminazioni” fra i vari gruppi etnici garantiscono crescita, sviluppo, bellezza, sostanza, cultura. Ormai respiriamo un ampio villaggio di molteplici popolazioni. È una evenienza ineludibile quella di rispettare sempre tutte le diversità, perché così possiamo cominciare ad amare veramente noi stessi. Parimenti, scandagliando a fondo i giardini intricati della nostra complessa interiorità, possiamo amare sempre di più il prossimo, che è bagliore d’estate, giorno che rinasce, fiato che carezza. Una affidabile politica “del fare” non può che fondarsi su un vasto egalitarismo umano, economico, sociale. Siamo davvero tutti eguali e, al contempo, straordinariamente diversi.
Marcello Buttazzo
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