di Marcello Buttazzo –

Per l’appuntamento “Il Movimento per la Vita in dialogo con la politica”, il leader del Carroccio Matteo Salvini è stato ricevuto dai dirigenti del Movimento nella sede associativa di Roma. Da quando il leghista sventaglia come armi improprie Vangeli e rosari nei suoi comizi, da quando ha accolto benevolmente l’intrusione vaticana relativamente al ddl Zan, lui pensa surrettiziamente d’essere diventato un punto di “riferimento” per il variegato universo cattolico. La presidente Marina Casini Bandini ha illustrato a Salvini le attività del Movimento e il suo spirito “apartitico ma non apolitico, progressista nel senso vero del termine”. Sulla concezione autenticamente “progressista” del Movimento per la Vita italiano ci verrebbe da eccepire ampiamente. Semmai, su certi pronunciamenti che hanno come bersaglio l’autonomia morale delle donne e l’autodeterminazione femminile, in alcuni gruppi cattolici più oltranzisti prevale uno smaccato sentimento conservativo e di chiusura. Marina Casini Bandini ha fatto bene, tuttavia, a spiegare al leghista Salvini che il Movimento per la Vita agisce per “tutelare tutto l’uomo e promuovere la vera cultura dei diritti umani, a partire dall’angolo visuale della vita nascente”. Quindi il segretario del Carroccio avrà compreso che la vita umana è sempre sacra e intangibile, secondo gli insegnamenti della Chiesa cattolica, che lui ha scoperto ultimamente di amare tanto. Inviolabile è la vita dell’embrione, secondo questa visione ontologica, ma anche quella dei migranti, che disinvoltamente talvolta vengono lasciati da certuni sospesi in mezzo al mare. 

Marcello Buttazzo