di Marcello Buttazzo –

Viviamo in una brutta era di differenzialismo, di xenofobia, di razzismo. Bakary Dandio è un giovane senegalese di 21 anni. Arrivato da noi, anni fa, con un barcone della speranza, per cinque anni ha vissuto come profugo. È stato poi adottato da due genitori di Melegnano in provincia di Milano. Il giovane rischiava di finire in un dormitorio, ma Poalo Pozzi e sua moglie Angela Bedoni hanno deciso di prendersi fattivamente cura di lui, adottandolo legalmente. Il papà Paolo fa l’educatore in un Sert, mamma Angela fa l’insegnante. Lui, Bakary, è ora perfettamente integrato nel connettivo sociale della piccola cittadina milanese: studia, fa sport, vince gare di atletica con la squadra di Melegnano. Qualcosa di gravissimo e di mefitico, però, è avvenuto in questo ultimo mese di febbraio. Sui muri della casa dove vive Bakary con la nuova famiglia alcuni “audaci” e “coraggiosissimi” hanno vergato le scritte nauseabonde, vergognose, ignorantissime: “Ammazza al negar”, “Pagate per questi negri di m…”. Non solo vili insulti, anche manifeste minacce. La degenerazione del linguaggio, che sconfina addirittura in pericolosi e sinistri avvertimenti, è un fatto politico. I politici nostrani del pensiero dominante, che identificano l’immigrazione essenzialmente come un problema, dovrebbero acquietare in qualche modo gli animi, prima che sia troppo tardi. 

Marcello Buttazzo