di Marcello Buttazzo –

In questa emergenza sanitaria, di paura, di smarrimento, di sanzioni, c’è chi preferisce sponsorizzare anacronisticamente i suoi soliti cavalli di battaglia. È il caso del politico, scrittore, opinionista, giornalista Renato Farina, che, riferendosi al Paese chiuso, blindato e commissariato dal nostro governo, si chiede: “Si blocca tutto, ma non l’aborto”. Ahimè! Che Farina aderisse ad una sorta di integralismo religioso, lo si può sospettare dalle sue reiterate prese di posizione. Tanti anni fa, nel 1981, quando era giovane, scrisse con passione delle apparizioni della Madonna a Medugorje. Ma in questo caso, l’ex politico del Popolo delle Libertà, che ha ammesso di aver collaborato quando era vicedirettore di “Libero” con i Servizi Segreti italiani, con lo pseudonimo di “agente Betulla”, dimostra d’aver fatto un salto di qualità: è passato dallo “Stato confessionale”, a lui tanto caro, ad uno più compiuto e sconcertante “Stato confusionale”. Secondo l’illustre parere dell’ex politico, le pandemie dovrebbero interrompere le interruzioni volontarie di gravidanza. La legge 194 sull’aborto del 1978, confermata dai cittadini italiani con un referendum del 1981, resta pienamente in vigore, e non può essere scalfita da manie fondamentalistiche. Il decreto ministeriale non cita la pratica dell’aborto tra gli interventi da sospendere per sollevare gli ospedali da incombenze extra- coronavirus. Vorremmo ricordare, inoltre, all’irriducibile Farina che gli inni alla vita piacciono a tutti, sia ai cattolici che ai laici. Una vita da incoraggiare, però, nei meati delle normative in vigore dello Stato di diritto, senza inseguire improbabili fantasmi. 

Marcello Buttazzo