di MArcello Buttazzo –

La disobbedienza civile per il leader della Lega, Matteo Salvini, evidentemente, non è una cosa seria. Il suo sciopero della fame (ammesso che ci sia stato realmente) è durato poco più d’un giorno. Il suo personalissimo e patetico Satyagraha ha ceduto il passo alla filosofia a lui più consona: quella della pancia piena. Il “Capitano” ha ricominciato a mettere sui social post gastronomici. Qualcuno giustamente ha fatto notare come le parole digiuno e Salvini siano, di fatto, ossimori. In effetti, in questi mesi, il segretario del Carroccio, spesso su Facebook, ha ostentato, ha esibito con malagrazia una parte rilevante della sua cultura profonda: amatriciane, carbonare, coppa, prosciutto, nutella, babà, succulenti tortellini. Marco Pannella ha insegnato che lo sciopero della fame e, talvolta, quello più drammatico della sete minavano la fibra, il fisico, e venivano condotti con ostinazione per cause giuste. Salvini, che alle idee radicali predilige la prassi della pancia piena, non potrebbe mai farsi paladino d’una condotta pacifica e non violenta, che non è nel suo stile, nelle sue corde, nella sua natura inerente. Lui che trascorre (come testimoniano impietosamente i suoi post sui social) parte della sua giornata fra porchette e wurstel.  
Marcello Buttazzo