di Marcello Buttazzo –

In tutta Italia le prigioni sono, da anni e anni, in un’emergenza assoluta. A Verona, da novembre 2023 fino ad oggi, nel carcere Montorio si sono verificati 5 suicidi. Gli avvocati veronesi per protestare contro questa mattanza hanno proclamato uno sciopero della fame a staffetta. La battaglia dei legali, componenti della Commissione Carceri, si estende a tutti gli istituti di pena italiani, che sono in pessime condizioni. Solo nella prigione di Verona, il sovraffollamento è galoppante: i reclusi sono 550, la capienza regolamentare è di 335 persone. C’è un solo psichiatra, il numero degli educatori è insufficiente. L’avvocato Paolo Mastropasqua, presidente della Camera Penale di Verona, ha avanzato una richiesta precisa: “Chiediamo alle istituzioni che si adoperino per le misure alternative al carcere, di lavoro all’interno o all’esterno”. Al cospetto d’una situazione così gravosa, anche da Torino è arrivata al nostro governo una sollecitazione puntuale da parte del sindacato di polizia. Leo Beneduci, segretario generale di Osapp, ha sostenuto: “Ribadiamo la richiesta al presidente del Consiglio Giorgia Meloni di dichiarare lo stato di emergenza nazionale delle carceri”. La risposta del sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro è stata insufficiente e inadeguata: “Grazie allo sblocco di 225 milioni di euro, nelle carceri avremo 7.300 posti sui 9.100 attualmente mancanti”. Secondo il politico di destra, l’obiettivo verrebbe raggiunto “entro tre anni”. Ma le condizioni agonizzanti delle case di pena sono ormai cronicizzate. Non si può fare affidamento alle promesse d’un sottosegretario, che, tra le altre cose, si sofferma solo sul sovraffollamento e tralascia tutto il resto. La maggioranza governativa potrebbe, per intanto, ammainare almeno un po’ le smanie securitarie, le manie di creare nuovi reati. Potrebbe tenere conto che alcune leggi particolari andrebbero quantomeno modificate. Non si possono rinchiudere fra le fredde sbarre malati psichici, soggetti con problemi di droga, donne con bimbi al seguito, migranti che non hanno le carte in regola.