di Antonio Bruno Ferro –

Cari Massimo D’Alema e Massimo Bray, le persone si vogliono avvicinare ma non si vogliono sottomettere.

Porto all’attenzione di tutte le mie amiche ed amici le riflessioni di Massimo D’Alema di venerdì 24 gennaio al “DemFestival” di Empoli e quelle di Massimo Bray sul Corriere della Sera di oggi Sabato 25 gennaio 2020.
Massimo Bray chiede al suo partito di recuperare l’identità che secondo lui è stata perduta. Tale perdita sempre secondo lui, sarebbe la causa dell’allontanamento delle persone che una volta militavano e si sentivano membri di una Comunità che si definiva “LA SINISTRA”. Faccio presente che dal 1948 al 1986, quando conquistò il potere con il governo Prodi, la comunità detta “LA SINISTRA” non aveva mai governato l’Italia. Stiamo prendendo in esame ben 38 anni di vita repubblicana in cui mai nessuna delle persone che si appellavano “LA SINISTRA” hanno avuto incarichi di Presidente del Consiglio, Ministro o sotto segretario.
È vero che nelle cosiddette REGIONI ROSSE e nei comuni c’erano persone de “LA SINISTRA” che sono state Presidente di Provincia, Presidente di Regione, Sindaco o assessori provinciali, regionali o comunali, ma anche in questo caso, tutti erano al potere negli Enti Locali ma, allo stesso tempo, erano L’OPPOSIZIONE del governo occupato quasi militarmente dalla Democrazia Cristiana affiancata a fasi alterne dai vari partitini il più grosso dei quali era il PSI e poi via via il PLI, il PRI, il PSDI.
I partiti sono organizzazioni di persone che hanno la finalità di conquistare il potere in competizioni con altri partiti che hanno la stessa finalità.
La conquista del potere è una competizione violenta che vede chi vince e chi perde. A chi vince va tutto il potere, mentre chi perde viene escluso.
Questa è l’identità di tutti i partiti: la lotta per la conquista del potere.
La circostanza di vedere per 38 anni “LA SINISTRA” essere puntualmente battuta, vinta nella lotta per la conquista del potere, ha dato alle persone l’impressione secondo cui essere ne “LA SINISTRA” significasse automaticamente ESSERE CONTRO IL POTERE.
Invece dal 1986 “LA SINISTRA” ha lottato e vinto e anche perso il potere. “LA SINISTRA” entrando nella competizione, nell’agone della lotta per la conquista del potere e finalmente VINCENDO LA POLTRONA ha di fatto perso quella che sembrava essere la sua identità, ovvero quella che faceva sentire “PERSONE CONTRO IL POTERE” le donne e gli uomini che frequentavano le sezioni di partito o i movimenti de “LA SINISTRA”.
Che dicono i “militanti DI SINISTRA della prima ora” che sono delusi e non vanno più a votare? Che hanno dato il potere ai loro beniamini Massimo D’Alema, Romano Prodi, Francesco Rutelli, Walter Veltroni, Fausto Bertinotti, Matteo Renzi, Carlo Calenda (e mi perdoni chi non ho citato ma sono davvero tanti altri) per vedere gli stessi identici comportamenti DI POTERE che per 38 anni avevano sempre avversato.
Il fattore K italiano, figlio della Guerra fredda, ha accecato i dirigenti de “LA SINISTRA”, frustrati da 38 anni di esclusione dalla “STANZA DEI BOTTONI”, come la definì Pietro Nenni quando per la prima volta il PSI entrò in un governo italiano, al punto da non capire che i loro MILITANTI avevano chiaro CIO’ CHE NON VOLEVANO, proprio come le sardine di oggi, ma non avevano idea di quello che desideravano, almeno non riuscivano a enunciarlo perché consideravano che IL POTERE, era ciò che non gli permetteva di vivere nella legittimità e nel rispetto reciproco e che, una volta che i loro beniamini l’avessero conquistato, tale legittimità e rispetto reciproco si sarebbe realizzato d’incanto perché “I CATTIVI” sarebbero stati finalmente cacciati.
Oggi ho letto le analisi di Massimo D’Alema e di Massimo Bray ed entrambi affermano di aver capito cosa abbia allontanato le persone che militavano ne “LA SINISTRA”.
D’Alema ha una concezione pedagogica dell’attività di potere e ritiene che sia mancata la protezione dalle paure derivate dall’impoverimento del ceto medio, mentre Bray pensa che l’allontanamento delle persone sia stato determinato dalla conduzione dirigista della sinistra e dai pochi “ELEVATI” che fanno parte del cerchio magico (che poi sarebbero i pedagoghi che invoca D’Alema).
È mia opinione che entrambi, che sono stati uomini del PCI, abbiano perduto lo spirito di quei 38 anni sino al 1986 e che, conseguentemente, non abbiano più presente la vera identità di quelle donne e uomini che frequentavano le sezioni o simpatizzavano. QUELLE PERSONE ERANO TUTTE ACCOMUNATE DAL DISAGIO DEL DOVERSI SOTTOMETTERE AL POTERE.
Era una comunità che sperava di non doversi sottomettere e che era certa che, non avrebbe più dovuto farlo, se “LA SINISTRA” avesse conquistato il potere.
E qui la contraddizione in termini. IL POTERE SI CONQUISTA CON LA COMPETIZIONE ESCLUDENDO CHI PERDE ED ESERCITANDO IL DOMINIO CHE CHIEDE UBBIDIENZA E SOTTOMISSIONE A TUTTI.
La questione quindi è culturale. Se si rimane nella cultura della competizione le persone che non si vogliono sottomettere non si avvicineranno mai più.
Per chi lo desiderasse può leggere nel mio blog della cultura della collaborazione, che prevede che le elezioni determinino dei prescelti, a cui viene affidata la responsabilità della amministrazione e gestione dei beni comuni, in collaborazione con tutti, nessuno escluso. E’ mia opinione che se emergesse la cultura della collaborazione, le persone che desiderano assumersi la responsabilità di conversare per ottenere un progetto comune sulla amministrazione e gestione dei beni comuni, si riavvicinerebbero alla politica.

Antonio Bruno Ferro