di Marcello Buttazzo –

Nell’Italia del sovranismo rampante e dilagante, anche le canzonette dovranno diventare autarchiche. “Prima gli italiani” è ormai un dogma consolidato nella mente di certuni. Il deputato leghista Alessandro Morelli ha presentato un disegno di legge, che obbliga le radio a riservare almeno il 33% della loro programmazione alla produzione musicale italiana. Le emittenti che trasgrediscono verranno chiuse. Siamo nell’era del ridicolo, del sovranismo melodico. Addirittura, Albano Carrisi, amico di Salvini, ha fatto sapere che dovranno essere italiane doc almeno sette canzoni su dieci. Viviamo in un tempo tragicomico, paradossale, bizzarro, con proposte fortemente risibili. Ancora più stridente è il fatto che il deputato leghista Alessandro Morelli, ex direttore nientemeno che di Radio Padania, alla Camera presieda la Commissione Trasporti. Avremmo atteso che un così bislacco pronunciamento fosse firmato dal ministro competente dei Beni Culturali. Ma al tempo dei populismi, tutto è possibile. Può accadere perfino che il ministro dell’Interno Salvini si occupi direttamente del prezzo del latte di capra. Pare che Morelli e i leghisti non abbiano ancora digerito la vittoria di Mahmood a Sanremo, “espressione delle grandi lobby e di interessi politici”. Vorremmo ricordare ai valorosi del Carroccio che il cantante Mahmood si chiama Alessandro, è nato in Italia da madre italiana, canta in italiano. Insomma, è italiano, almeno quanto Morelli, Salvini e Albano. 

Marcello Buttazzo