di Marcello Buttazzo –

Alcuni giornalisti cattolici ricordano ancora, dopo quasi 15 anni, il triste caso di Eluana Englaro. Francesco Ognibene, su “Avvenire”, ha scritto che “dal Quirinale Giorgio Napolitano aveva fatto sapere al premier Berlusconi che non avrebbe firmato il decreto ritenendo che mancassero i requisiti costituzionali d’urgenza”. In effetti, il governo presieduto da Silvio Berlusconi era ricorso ad un disegno di legge “per strappare alla morte Eluana Englaro”. Secondo il parere di Ognibene, “è una ferita non ancora rimarginata”. Si dimentica, però, drammaticamente che la povera Eluana era in uno stato vegetativo permanente da 17 anni e che la Corte d’Appello di Milano e successivamente la Cassazione avevano decretato il distacco del sondino per la nutrizione assistita, come chiesto dal padre Beppino. Si dimentica che la donna, anche se non aveva lasciato per iscritto un consenso informato, aveva espresso a voce a numerose persone il desiderio di porre fine ai suoi giorni, qualora fosse arrivata in condizioni di sofferenza estrema. Forse, sarebbe il caso di dimenticare quei giorni turbolenti e verbalmente violenti. Addirittura, in quel funesto febbraio 2009, un politico “pro-vita”, in Parlamento, diede dell’assassino a papà Beppino Englaro. Sarebbe l’ora di lasciare scivolare il passato in una botola d’oblio. E abbracciare consapevolmente i piccoli successi che sono stati raggiunti dalla politica attiva, sulla strada d’una bioetica quantomeno parzialmente condivisa. Da anni, le dichiarazioni anticipate di trattamento, dopo tante battaglie, sono diventate una effettiva normativa dello Stato laico e liberale. In quel febbraio 2009, il governo Berlusconi preparò un decreto, poi divenuto disegno di legge, che prevedeva che “l’alimentazione e l’idratazione, in quanto forme di sostegno vitale fisiologicamente finalizzate ad alleviare le sofferenze, non vanno in alcun modo rifiutate o sospese da chi assiste soggetti non in grado di provvedere a se stessi”. In quegli anni, ci fu un dibattito serrato e intricato fra la bioetica laica e quella tradizionale sulla natura dell’alimentazione e dell’idratazione artificiali. Si discuteva se dovevano essere ritenute sempre “sostegno vitale irrinunciabile”, oppure considerate vere e proprie terapie mediche e all’occorrenza potevano essere sospese. Anche il tempo della bioetica, dei principi, piano piano, cambia. Oggi, ciascun cittadino ha la possibilità di redigere responsabilmente un testamento biologico, fissando i punti fermi relativamente ai trattamenti medici da adottare. E l’alimentazione e l’idratazione forzate sono terapie mediche, che all’occorrenza possono essere interrotte.

Marcello Buttazzo