di Antonio Stanca –

In una vecchia trasmissione televisiva alla quale aveva partecipato pure l’attore e regista Enrico Maria Salerno, si era discusso del vantaggio o meno di concedere molto spazio, sui giornali o in televisione, a notizie o immagini relative a gravi avvenimenti quali calamità naturali, devastazioni, desolazioni, scontri armati, guerre, incidenti, violenze individuali, scandali ed altri. Si disse, allora, della funzione diseducativa che esse potevano assumere soprattutto nei riguardi dei lettori o degli spettatori più giovani e ci si propose di procedere con maggiore riserbo, con contegno nel comunicare quanto di drammatico, di tragico avveniva in ambito privato o pubblico, individuale o collettivo, nazionale o internazionale.
Sono passati poco più di venti anni e si è giunti all’esatto contrario. Non solo non si pensa più all’eventuale danno che da quel tipo di notizie o immagini può derivare ma ormai è diventato molto, moltissimo lo spazio, il tempo che ad esse viene concesso. Quelle delle sciagure, dei disastri sembrano diventate le notizie più importanti, alle quali vengono dedicati i maggiori commenti, le quali sono ripetute, ritrattate sia sui giornali sia in televisione. E si dà il caso che rispetto a prima le disgrazie, le sciagure in ambito privato e pubblico, nazionale e straniero, siano aumentate, si siano moltiplicate e, quindi, che molta informazione, molta trattazione sia rivolta soltanto ad esse. Hanno assunto le maniere, le forme più inquietanti riguardino il singolo o la collettività, la casa o la famiglia o la città o la campagna o la montagna, siano di violenza umana o d’ambiente, avvengano tra persone o tra popoli.
Non c’è giorno che non ci siano, non c’è telegiornale o giornale che non ne contenga, non c’è tempo per pensare se fanno male, le si subisce soltanto siano pure crudeltà, orrori.
Appena si verificano sono sul posto giornalisti, telecamere, fotografi come se le stessero aspettando, come se ne avessero bisogno e neanche nelle riprese si trattengono ma crude le mostrano quasi volessero suscitare un’attenzione, un interesse maggiore.
Si sta dicendo di mezzi di comunicazione di massa e in particolare della televisione che, insieme a quelli telematici, è ormai avviata a sostituire completamente i giornali. Si sta parlando di visioni, d’immagini, di notizie che possono giungere a tutti, dai più grandi ai più piccoli, che possono disturbare, allarmare, turbare senza che niente venga fatto per evitare o limitare il problema.
Non è possibile che non si possa ridurre un simile fenomeno, che non ci sia una normativa, una censura al riguardo, che ci si debba rassegnare ad essere i suoi spettatori. Sarebbe come negare di essere persone civili, come scegliere di tornare barbari.
In clima di barbarie ormai si vive sia nei rapporti tra persone sia in quelli tra nazioni e se questa diventa una norma anche per la parte ancora salva, ancora sana dell’umanità significa che essa ha rinunciato a condannare, a negare quanto di grave avviene intorno a sé, che lo giustifica, lo accoglie, lo spiega. E’ drammatico poiché così facendo si dovrà smettere di pensare ad un futuro migliore, ad una salvezza avvenire, ad un’umanità rinnovata. 

Antonio Stanca