di Marcello Buttazzo –

La politica internazionale e i governanti tutti dovrebbero porre ascolto alle parole del Papa, che ha denunciato, ancora una volta, la situazione disumana di uomini, donne, bambini, costretti a vivere nei “lager” della Libia. Un accorato, vibrante richiamo alla Comunità internazionale, che, tra l’altro, è stato anche ripreso da una lettera della Presidenza della Cei. Non si può più restare colpevolmente indifferenti, non si può più volgere lo sguardo. I diritti umani non possono essere impunemente calpestati e violati dalla truculenta ferocia di certuni. Alcune retrive agende popolazionistiche, che improntano le loro fiacche priorità su paradigmi assurdi e impraticabili (riconducibili, ad esempio, agli inumani respingimenti in mare o alle ferali pretese di eventuali blocchi navali) sono solo carta straccia, un blaterare senza costrutto, che va rigettato nei pozzi senza fondo dell’oblio. Il registro che i governi devono seguire l’ha tratteggiato con solerzia Francesco: “Accogliere, proteggere, promuovere, integrare”. Siamo al cospetto di sofferenze abnormi e senza fine di migliaia e migliaia di persone, che vanno aiutate. Questa gente afflitta deve essere soccorsa per motivi umanitari, morali, di civile pregnanza. La Comunità internazionale non può più distrarsi, deve farsi carico delle necessità e dei bisogni dei profughi (sia che fuggano da guerre o da persecuzioni etniche, sia che siano “solo” migranti economici). Dobbiamo tendere la mano a chiunque sia in difficoltà. Come ha scritto la Presidenza Cei, “solo ascoltando il grido degli ultimi si potrà costruire un mondo più solidale e giusto per tutti”. 
  

Marcello Buttazzo