di Marcello Buttazzo –

Chi era adolescente o giovane negli anni ’70, ’80, musicalmente, s’è potuto nutrire delle canzoni dei cantautori italiani. Le musiche, sovente, erano lineari, essenziali; ma i testi, in alcuni casi, erano molto curati, evocativi. Alcuni autori e musicisti, come Lucio Battisti, soprattutto nella seconda fase della sua stagione creativa, sperimentarono con tenacia. Dall’Lp “Don Giovanni” del 1986, fino ad “Hegel” del 1994, la sua verve musicale vive un crescendo di evoluzioni. E grandi sperimentatori sono stati Alberto Radius (scomparso in questi giorni), Pino Daniele e Paolo Conte. Comunque, anche prima degli anni ’70, ’80, la musica d’autore aveva baluardi di eleganza e di sostanza in Modugno, in Tenco, in Sergio Endrigo, in Gino Paoli, in Bindi. Da ragazzo, ho amato molto De Gregori, De André, Battisti, Bennato, Vecchioni, Claudio Lolli, Guccini, Pino Daniele. Ed ancora Dalla, Branduardi, Fortis, Fossati.  Alcuni loro testi, molto armoniosi, ancora oggi, sono autentiche poesie. Un tempo prevaleva il fondamento delle cose; oggi, sono in voga altri parametri. I Maneskin sono il gruppo italiano più noto al mondo. Al Pala Alpitour di Torino, sabato 25 febbraio, sono accorse 13 mila persone. Molti impavidi s’erano appostati fin dal giorno prima fuori dalla struttura muniti di tende, pur di non perdere l’ambito appuntamento. Nei concerti di Damiamo e compagni e compagne è tutto uno sfolgorare di tutine, di abiti stravaganti, di musica intensamente rock. Maxischermi e scenografie, luci, impianti tecnologicamente all’avanguardia sono strumenti primari e dominanti. Al Pala Alpitour di Torino, a un certo punto, si sono levate alte le fiamme sul brano “Gasoline”, scritto per ricordare l’invasione russa in Ucraina. Addirittura, come era previsto, ha preso fuoco anche l’asta del microfono del leader Damiano, al fine di creare più suspense. Insomma tanti effetti speciali, niente a che vedere con i vecchi concerti di De Gregori, di Vecchioni, di Bennato, in cui essenziale è la musica, la parola, e il significato simbolico e storico che si vuole esprimere. Certo, personalmente, non capisco niente di musica rock. Ma ai Maneskin, continuo a preferire le canzoni di Lucio Battisti.

Marcello Buttazzo