di Marcello Buttazzo –

Il governatore del Veneto Luca Zaia s’era espresso favorevolmente alla legge sul “fine vita”, ma il suo partito s’è spaccato, Fratelli d’Italia, Forza Italia e i cattolici di maggioranza hanno ribadito la loro contrarietà a qualsiasi regolamentazione in quadri normativi rigorosi d’una tematica eticamente sensibile delicata. È vero, il Veneto ha detto no alla legge sul suicidio assistito, epperò c’è chi ritiene che il presidente della Regione Zaia non sia lo sconfitto, che abbia portato con sé i cosiddetti “leghisti progressisti”, e che sia comunque riuscito a far discutere l’Italia d’un tema etico. Diciamo che il governatore del Veneto è riuscito a catalizzare l’attenzione su una proposta d’iniziativa popolare con firme raccolte dall’associazione radicale Luca Coscioni. In questi giorni, sui mezzi d’informazione, s’è discusso con moderazione, con razionalità, con civiltà, d’una questione bioetica che, da sempre, spacca e polarizza le coscienze. Ricordiamo tutti con dispiacere gli scontri parlamentari volgari e umanamente sconnessi (da parte soprattutto delle destre e dei gruppi pro-life), nel 2009, ai tempi del triste caso di Eluana Englaro. Stavolta, s’è discettato di bioetica con discrezione, con rispetto reciproco. E, nei fatti, quando è in gioco la vita e la morte delle persone, è necessario più che mai rinunciare agli inasprimenti e alle clave ideologiche, occorre aprirsi al dialogo, all’incontro, alla misericordia, alla mansione del silenzio. Purtuttavia, personalmente non ritengo che, in Italia, su queste questioni rilevanti e dirimenti ci sarà mai un pullulare di “leghisti progressisti”. La scelta di campo della Lega istituzionale (verosimilmente, strumentale), come del resto di Fratelli d’Italia, è quella di aderire a logiche e a declamazioni confessionali. Le destre porteranno avanti come vessillo identitario quello della cosiddetta “sacralità della vita umana”, sempre e comunque. Ad ogni costo. A loro poco importa che il concetto di “qualità dell’esistenza” sia altrettanto interessante e coinvolgente. In questa legislatura con il governo Meloni non avremo alcuna legge sul suicidio assistito e sull’eutanasia. La nostra premier è molto scaltra e, tra le altre cose, non toccherà e non scalfirà affatto alcuna tematica etica. Il “fine vita” continuerà ad essere una materia d’elezione dei Radicali e delle sinistre, ben sapendo storicamente che anche il Pd, al suo interno, ha una agguerrita componente cattolica, a volte anche intransigente. E, in effetti, alla Regione Veneto è stato decisivo il voto della consigliera del Pd Anna Maria Bigon, astenuta.

Marcello Buttazzo