di Marcello Buttazzo –

Fabio Ridolfi, 46enne tetraplegico marchigiano, paralizzato da 18 anni, s’è spento nella sua casa lunedì 13 giugno. L’uomo, appoggiato dall’Associazione radicale Luca Coscioni, aveva chiesto di poter ricorrere al suicidio assistito. Ma, in Italia, il Senato sta ancora discutendo per addivenire ad una normativa adeguata sul “fine vita”. Fabio, avvalendosi delle Dichiarazioni anticipate di trattamento, ha rinunciato all’alimentazioni e all’idratazione artificiali e ha accettato la sedazione profonda. Sei ore dopo essere stato addormentato, il suo cuore ha smesso di battere. Il suo fisico era troppo debilitato dalle sofferenze, il decesso è avvenuto in poche ore. A questo punto, dopo i casi Laforgia, Ridolfi, e altri ancora, dopo le sollecitazioni mirate della Corte Costituzionale, è evidente che la politica istituzionale debba affrettarsi, possibilmente già in questa legislatura, per poter giungere ad una legge necessaria sul suicidio assistito e sull’eutanasia. I cattolici, ligi al concetto di “sacralità della vita umana”, temono che su una terra di confine, che oscilla fra la vita e la morte, possano esserci abusi. Ma una rigorosa e stringente normativa sull’eutanasia e sul suicidio assistito non dovrebbe scontentare né cattolici illuminati, né spiriti laici. In fondo, si può osservare come lo stesso quotidiano cattolico della Cei “Avvenire” abbia accolto benevolmente il desiderio e la libera scelta di Fabio Ridolfi di porre fine alla sua travagliosa esistenza per sedazione profonda. I tempi cambiano, si evolvono. Ricordiamo che, poco più di dodici anni fa, nel 2009, quando impazzava sui mezzi d’informazione la triste storia di Eluana Englaro, donna da 17 in coma vegetativo permanente, gli intransigenti movimenti pro-life, i cattolici più integralisti e qualche politico di destra sprovveduto e strumentalizzatore parlavano apertamente di “omicidio”, solo perché papa Beppino voleva interrompere le cure mediche, l’alimentazione e l’idratazione artificiale alla povera Eluana. Da tempo, leggo su “Avvenire” che la sospensione di idratazione e alimentazione artificiali viene riconosciuta, in ossequio al consenso informato e al testamento biologico. Forse, è ora che anche la politica comprenda che, di là dalle inevitabili disquisizioni ontologiche sulla vita, sulla morte, è l’ora di formulare opportune leggi sui “nuovi diritti”.

Marcello Buttazzo