di Marcello Buttazzo –

Per il mondo cattolico un nervo scoperto rimane sempre la legge sull’interruzione volontaria di gravidanza. Su “È vita”, inserto settimanale dell’”Avvenire”, giornale della Cei, in un editoriale (giovedì 15 giugno) così si enfatizza: “Un terzo delle interruzioni volontarie di gravidanza avviene tramite l’uso della Ru486 e il costo di applicazione della legge 194/1978 è stata di 59,6 milioni di euro nel 2020, una cifra che, se spesa diversamente, avrebbe permesso a 100.000 italiani poveri di affrontare meglio le proprie spese sanitarie”. Ciò che non rammentano gli opinionisti cattolici è che la pillola abortiva 486, ferocemente contestata dai gruppi “pro-life”, è stata approvata e commercializzata regolarmente dall’Aifa diversi anni fa. L’impiego della Ru486 ancora oggi viene osteggiato da alcune Regioni governate dal centrodestra. L’aborto chimico può anche essere un’alternativa meno invasiva rispetto a quello chirurgico, e viene condotto legalmente con la Ru486, nel rispetto della deontologia medica, dell’autodeterminazione della donna e della sua autonomia morale. Certo, i poveri potrebbero affrontare meglio le proprie spese sanitarie qualora le politiche sociali fossero più adeguate e il Welfare funzionasse a dovere. Più che risparmiare risorse economiche dalla pillola abortiva, i politici del nostro Paese potrebbero investire meno in armamenti, ricavando denari per migliorare le condizioni sanitarie, sociali e lavorative dei ceti meno abbienti. Ma l’aborto, tematica bioeticamente divisiva, è da sempre il problema prioritario del mondo cattolico. Nell’inserto “È vita”, si evidenza che il costo economico per la collettività dell’interruzione volontaria di gravidanza, nei 42 anni di applicazione della legge, ammonterebbe a 12 miliardi. È vero, anche la maternità va garantita con piattaforme mirate, oculate. Ma questo è un altro discorso. Però non è attaccando continuamente una legge, una ottima legge (la 194, invidiata in tutta Europa), che si presta un servizio alla cittadinanza, che si tutela la crescita della comunità.

Marcello Buttazzo