di Marcello Buttazzo –

Alla “Zanzara”, talk show radiofonico condotto da Giuseppe Cruciani, gli ospiti sovente fanno a gara a chi la spara più grossa. Il presidente del Parlamento Europeo e vicepresidente di Forza Italia, Antonio Tajani, ha elogiato l’era fascista pre-guerra. Secondo l’illustre parere del politico azzurro, fino a quando Mussolini non s’è alleato con Hitler, fino a quando non s’è fatto promotore delle leggi razziali, “a parte la vicenda drammatica di Matteotti, ha fatto delle cose positive per realizzare infrastrutture nel nostro Paese, poi le bonifiche”. Che sia l’estrema destra sovransita a sdoganare, in qualche modo, il primo Mussolini, non ingenera alcuna sorpresa, ma che un politico moderato e liberale come Tajani proferisca corbellerie del genere è davvero sconcertante. Di fatto gli anni di dittatura che, parzialmente, “salva” il presidente del Parlamento europeo sono fra i più bui e tetri della storia. Anni caratterizzati da feroci pestaggi, omicidi di antifascisti (non solo Matteotti), privazioni della libertà e olio di ricino per gli oppositori. Le persone politicamente non gradite venivano mandate, senza molti complimenti, al confino. Il poeta Cesare Pavese venne spedito in Calabria. E il confino non era un’allegra “villeggiatura”, come anni fa sostenne spudoratamente Silvio Berlusconi. Certo, ai tempi del Duce, i treni arrivavano in orario, si poteva lasciare aperta la porta di casa; epperò, ciò non basta a rivalutare un triste dittatore. 

Marcello Buttazzo