di Mauro Marino –

Lecce, mercoledì 11 maggio 2016

Nella grande sala teatro della Casa Circondariale di Borgo San Nicola, la scena è essenziale: al centro una piccola pedana, ai lati due quarzine illuminano cinque sgabelli su cui poggiano cinque copie di uno stesso libro, uno schermo sul fondo e un video proiettore la completano.

Motivo di questo terzo appuntamento di “Leggere dentro” – progetto che ha coinvolto le detenute di massima sicurezza della Casa Circondariale Borgo San Nicola di Lecce guidate da Carlo Durante, Anna Chiara Ingrosso e Fabio Zullino, attori dei Cantieri Teatrali Koreja – è “L’amica geniale” dell’autrice “napoletana” Elena Ferrante, misteriosissima protagonista della scena letteraria italiana.

Il libro racconta un’amicizia femminile, quella tra Lila Cerullo ed Elena Greco, dall’infanzia a Napoli negli anni Cinquanta del secolo scorso fino a oggi; il classico libro che “si vorrebbe non finisse mai”, avvertono in una nota dalla casa editrice E/O che, collaborando al progetto, ha offerto i libri per il laboratorio di questo “Teatro della Lettura”.

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“È sempre importante per noi il teatro, è ossigeno” – dice in apertura la direttrice Rita Russo “ci ha fatto montare la testa. È motore di un cambiamento reale che coinvolge i detenuti, ma anche l’intera struttura penitenziaria”. Il libro è un pretesto, alleato, motore di condivisione di un tempo altro rispetto alla monotonia del tempo recluso, scandito dalle abitudini e dalle consuetudine delle regole.

L’atto inizia con un piccolo video per raccontare la sinossi del romanzo (il video poi tornerà via via inframmezzando la lettura a voce alta, per aprire dei siparietti dove ognuna delle protagoniste racconta le sue amicizie).

Una dice: “Ora scrivo io, tutto” poi, le note di un tango… Entrano, una alla volta, siedono, aprono il libro, ma… sono in sei, una rimane in piedi e chiede posto e libro, così sulle note si combina una sorta di danza fatta di piccoli tocchi e di cambi, fino a quando una non va a prendere il sesto sgabello e il sesto libro. Si può cominciare… Il nome di Lila, rimbalza nelle voci delle sei lettrici-attrici: ecco venire le diverse intonazioni, le piccole inflessioni dei dialetti, le coloriture, le differenti personalità.

Una scena intima, tenera, emozionata ed emozionante, per dire dell’amicizia, del valore del sentire l’altro, l’altra, nella tessitura di una relazione spesso impossibile tra le mura di un carcere ma ricordo insopprimibile quando il pensiero vola fuori.

Le amiche del cuore, le piccole trasgressioni, la confessione del primo bacio o della prima volta, i sorrisi, gli scherzi, la serenità, la fiducia, il potersi abbandonare. Relazioni pure senza un secondo fine. Valori che rischiano di svanire in un luogo dove è difficile comunicare e dove niente è scontato. L’amicizia in carcere sì, “può nascere”, cresce imprevista, si manifesta, si sedimenta, fa casa nel cuore. Crea legami, è quasi amore, ci si supporta a vicenda, qualcuna dice dell’”ala materna” delle più grandi nei riguardi di chi è più giovane. E scopri che è impossibile l’indifferenza in questa dimensione di “vita in comune” e l’essere costretti diviene motore virtuoso nella costruzione di un altro Sé, di altre dimensioni relazionali.

“Quanto libera un libro?” chiedono dal pubblico. La risposta è semplice: “Discutere, scambiare le impressioni di lettura aiuta a raccontarsi”, il libro è un pretesto, spensiera, “aiuta ad evadere”. La reclusione al “femminile” è molto più complicata, interamente coinvolge la sfera affettiva, la ferita è sempre aperta e allora… ben venga il teatro, la lettura, il libro se, anche per un solo attimo, libera ciò che intimamente è “indicibile”.

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A chiudere una nota: il progetto s’è svolto nell’abito di “Itinerario Rosa. Percorsi al femminile”, manifestazione promossa dall’Assessorato alla Cultura, Spettacolo e Turismo del Comune di Lecce, peccato che a godere del saggio finale non ci sia stato nessun rappresentante dell’Amministrazione cittadina.