di Marcello Buttazzo –

Giorni fa, per la prima volta al mondo, in Belgio, è stata concessa l’eutanasia ad un minorenne. Ad un ragazzo delle Fiandre di 17 anni, che aveva una malattia terminale e pativa sofferenze insopportabili, è stata data la “dolce morte”. Solo il Belgio e l’Olanda hanno introdotto nelle normative la possibilità per i minori con malattie perentorie di poter morire con l’aiuto d’un medico. In Italia, pronta è giunta la recisa condanna dei vescovi. Monsignor Elio Sgreccia, presidente emerito della Pontificia Accademia per la vita, esperto di bioetica, ha denunciato lo sfaldamento dei valori, lo scivolamento verso un vero e proprio baratro etico, con parole inappellabili: “Un omicidio camuffato da terapia consensuale”. Parimenti, molti spiriti laici (con Mina Welby in testa) ritengono che l’eutanasia al ragazzo di 17 anni, devastato dalla malattia, si stato “un atto di pietà” e che medici e genitori vadano rispettati. Personalmente, nella fattispecie, non so esprimermi compiutamente, sento in me agitarsi molti interrogativi, domande insolute. Ho pochissime certezze. La posizione culturale e antropologica della Chiesa cattolica, secondo cui la vita sia sempre sacra e intangibile, merita di certo rispetto. Al contempo, l’affermazione laica che l’esistenza umana, in certuni casi, di travaglio muto, possa essere anche disponibile ha la sua pregnanza, il suo valore. Comunque, su questo caso belga, è intricatissimo pronunciarsi. Purtroppo, fra le tante cose, si può notare una vistosa deriva del linguaggio da parte di certuni esponenti politici. L’ex ministro berlusconiano Maurizio Lupi dell’Ncd, su Twitter, ha commentato la vicenda dell’eutanasia del ragazzo belga di 17 anni, scrivendo incredibilmente: “Erode è tornato”, e paventando “una possibile strage degli innocenti”. Occorre stare attenti con le parole. Difatti, il responsabile del Comitato federale belga per il controllo e la valutazione dell’eutanasia fa sapere che “fortunatamente ci sono solo pochi casi di bambini che vengono presi in considerazione”. Nelle prossime settimane, anche in Italia, la Camera si pronuncerà sul “fine vita”. I nostri parlamentari dovranno stemperare le contrapposizioni di principio: quelle, ad esempio, manifestatesi ai tempi d’un trascorso governo Berlusconi. Quando il trasversale, inossidabile e agguerrito “partitone della vita” tentò di ammannirci l’impraticabile, illiberale, anticostituzionale dll Calabrò. In nome dell’assunto assoluto e confessionale della vita “sempre sacra e inviolabile”, assecondando una malintesa interpretazione figlia d’uno spinto biologismo spirituale, qualcuno tentò di imporci la vita artificiale, il sondino di Stato.  Auguriamoci che prevalga il dialogo, la compartecipazione, il buon senso, e che ogni recrudescenza ideologica venga messa da parte. Speriamo di poter presto avere, anche nel nostro Paese, la possibilità di poter quantomeno sottoscrivere legittime Dichiarazioni anticipate di trattamento.

Marcello Buttazzo