di Antonio Zoretti –

Comincia a danzare la poesia di Marcello Buttazzo*. Poco dopo corre, come il tempo. Senza indugi fugge via come le nuvole col vento, portata via dal corso delle cose; s’allontana da un passato che sa di poterla avvelenare: mira ad un’altra aurora…

Colei che danza, vedendola svanire, i suoi passi esegue il poeta coi suoi versi. La invoca nelle notti serene, spaventato come un uccello tra silenziosi rami, la cerca tra le stelle per non morire, rievoca il suo nome adorato. Contempla il cielo per trovarla. Rincorre il sogno che con la luce del giorno sale, come bagliore di una visione celeste. Infaticabile sale con ali colorate oltre le nuvole e dentro i vicoli marini, ornando il debole respiro. Sale come una melodia di carezze, come il vento in alto sale l’intramontabile vicenda.

Ritorna a danzare la sirena vivente, desiderio d’amor nascosto per gli esseri terreni. È il suo compito! E il poeta il ritmo ne persegue. Segue la notte evocando silenzi e veglie. Per trovarla risveglia antichi sudori; per riaverla anela la notte e col pretesto che è sera i suoi più begli occhi. E anche di giorno sente il cuore di donna, come poesia di un mattino celeste.

Ricordi bambini, primavere di sogni, cammini lontani, lune erranti, la vita che avanza sfidandone il fato, un destino vagante sospende la notte. Le stagioni si alternano, la lontananza permane; solo il cielo promette una veste di sposa. Rapito da un cielo stellato riecheggia la sua voce adorata, e non trova nessuna a ella uguale. È un suono la sua voce!

Ma la notte finisce, fa nascere il giorno coprendo i fantasmi del sogno. L’antico ricordo traversa ormai la strada, rimane solo un gioco all’incanto. L’animo si placa segnando le tracce d’un tranquillo cammino. Il ricordo ne viene esonerato e s’abbandona a un passato che non torna, che torna presente solo perché rimemorato. Ma ella non smette di danzare, amabile fanciulla, dalle belle caviglie e divine grazie. Nella notte, nella foresta con alberi scuri non ha paura del buio, sotto i cipressi, declivi di rose. È un grande dono: giace presso la sorgente, in silenzio, con gli occhi chiusi. Addormentata in pieno giorno. È forse corsa troppo dietro le farfalle… È una bella danzatrice… È sempre invitata a danzare. Un canto di danza e odi di gioia, contro lo spirito di gravità… E questo il canto che la ninfa libera per amor dell’arte; e nei suoi occhi l’inno alla vita. E questo è il canto che il poeta sente come Cupido quando le fanciulle danzano insieme.

Così ella ride della sua saggezza selvaggia lodando l’esistenza. Ma quando la danza finisce ella diventa triste. Il sole tramonta, il prato è umido e dai boschi viene il freddo.

Oh, amici cari, è la sera che nel poeta fa queste domande. Perdonate la sua tristezza.

Si è fatta sera, perdonategli che si sia fatta sera!

*Marcello Buttazzo, Origami di parole, Luca Pensa Editore 2016

Antonio Zoretti