di Marcello Buttazzo –

 I versi non sono altro
Che lacrime d’inchiostro
Cadute sul taccuino di silenzi.

Donato Di Poce, Poeta, Critico d’Arte, Scrittore di Poesismi, Fotografo, Critico letterario, Studioso del Rinascimento Italiano, Street Art e Architettura, Artista Poliedrico, innovativo e ironico, dotato di grande umanità e CreAttività, continua instancabilmente a produrre le sue opere. I suoi tanti libri sono stati tradotti anche in inglese, arabo, rumeno e spagnolo. Dal 1998 è teorico, promotore e collezionista di Archivio Internazionale Taccuini d’Artista e Poetry Box. Di Poce ha pubblicato un nuovo volume dal titolo “Depensamenti”(Eretica Edizioni), con emblematica dedica a Carmelo Bene. In “Depensamenti” la scrittura si fa corpo e spirito, evolve con tutta la sua forza prorompente, scorre come un flumen di bellezza. “Depensamenti” è un inno alla parola, è la celebrazione laica della parola: ogni tessera è incastrata nel modo opportuno e necessario, secondo un registro vario, multipolare. Di Poce maneggia la scrittura con maestria. Sa essere delicato, ironico, caustico, soave, lirico. Ci consegna, il poeta, un libro originale, sostanziato di aforismi e, al contempo, di poesia. Nella prefazione Marco Ercolani scrive: “Di Poce si avvicina alla scrittura breve non con il desiderio di pronunciare sentenze e di enunciare verità, ma come un bimbo che ogni volta reinventa il suo amore per le parole, perché solo nelle parole esplode l’antico impulso vitale”. Il poeta conosce la gioia e il dolore. Conosce lo stupore bambino. Conserva, come mandorla intatta, la meraviglia, la capacità d’emozionarsi davanti alle cose della vita. Quelle che (come canterebbe Antonello Venditti) “fanno piangere i poeti”. E di Poce sa provare strabilio al cospetto della realtà effettuale, perennemente cangiante. Sa sbalordire e suscitare vivido interesse nel lettore con i suoi versi e con i suoi aforismi. Per chi ama la scrittura e la poesia, “Depensamenti” è un distillato di venustà, un piccolo prezioso giacimento di calie, un libretto da scorrere e da leggere per nostro godimento. Occorre affermare chiaramente che l’Autore ama la scrittura intellegibile e rifiuta ogni astruseria e tatticismo lessicale. “Scrivere non è una scelta/scrivere è una necessità”; “Vivo nella scrittura infinite emozioni/Tra un labirinto di segni/E un nido di illuminazioni/”. E come un Rimbaud contemporaneo, Di Poce tenta le scaturigini della poesia dell’avvenire:”Cercavo tra  i trucioli della scrittura/Una parola sola/La profezia silenziosa della poesia futura./”Al grande poeta francese, Di Poce dedica un aforisma particolare: “La poesia da Rimbaud in poi/Non è altro che una freccia d’inchiostro/Che attraversa tutti i sensi possibili./” “Depensamneti”si suddivide in sette sezioni. In ciascuna di esse balena la passione intensa dell’Autore per la vita, il fine mestiere d’un poeta che sa fare della scrittura la sua arte prediletta. All’inizio della prefazione, Marco Ercolani puntualizza che ci troviamo di fronte ad aforismi lirici. Ed è proprio così. Allorquando leggiamo: “La poesia è il mio cielo/I miei occhi sono due stelle clandestine/Che attraversano il mare buio dell’umanità”, siamo confortati dall’assunto di Ercolani. Gli aforismi lirici di Di Poce evocano un caleidoscopio di sentimenti, che traversano il mondo intimo dell’Autore: l’essenzialità della condivisione, della reciprocità, la vicinanza agli ultimi della Terra, ai diseredati, la continua ricerca letteraria. L’esistenza è diversamente conformata. Seguendo l’esempio di Di Poce, potremmo dire che occorra essere lungimiranti e visionari, perché “l’artista senza visione/È solo un pittore/Che si perde nella nebbia della realtà”.

Bisogna spingersi oltre i limiti
Dell’essere e della scrittura
Solo dai margini del mondo
Si può ricucire ogni ferita ogni dismisura.