di Paolo Vincenti –

“Coi 5 stelle noi lo statuto insieme al blog rispettavamo
coi 5 stelle noi l’ onorevole” lo rifiutavamo 
al rimborso elettorale abbiamo dovuto rinunciare, mangiavamo in pizzeria
Noi fuori col kebab quelli ostriche e champagne, seduti con tre squillo, fanculo Beppe Grillo!
Noi siamo gli ex 5 stelle, lo stipendio prendo intero senza storno
Noi siamo gli ex 5 stelle, alla D’urso ce sto a andànavorta al giorno
Noi siamo gli ex 5 stelle, gioco a scopa sull’ipad in Parlamento
Noi siamo gli ex 5 stelle, sto per prendere un tapiro me lo sento”

( “5 stelle”  – Dado)

Il giacobinismo di Grillo, che ha avuto una dimostrazione plastica nella richiesta di instaurare un tribunale del popolo, si esplica in rete attraverso una gogna mediatica alla quale sono condannati tutti coloro – politici, giornalisti, opinion leaders-, che non la pensano come lui. Il nuovo Terrore si puntella su due cardini: quello mediatico, per i suoi avversari politici e per la stampa e le tv, e quello economico, per gli stessi grillini, che rischiano espulsione dal movimento e salata multa nel caso sgarrino.  La giuria popolare invocata da Grillo contro le bufale on line avrebbe potere di stabilire cosa è vero e cosa è falso, secondo la farisaica dicotomia fra bene e male utilizzata come grimaldello nella scalata al potere e nel suo consolidamento da tutti i dittatori della storia. Grillo aspirante Stalin o Hitler dunque? Beh, questo accostamento risulta francamente eccessivo. A Beppe mancano un po’ di letture e alcune di quelle psicosi che tormentavano la mente del Fuhrer. Soprattutto, gli manca il complesso di inferiorità (ha avuto una carriera fortunata, ha successo e soldi, è telegenico) che negli psicopatici criminali si associa a quell’ ebbrezza di onnipotenza, a quell’ esaltazione fanatica che porta poi distruzione e morte, come la storia ci insegna. Tuttavia, il Robespierre di Genova deve aver letto almeno  “1984” di  George Orwell, che dopo l ‘elezione di Trump sta conoscendo un boom di vendite nel mondo.  Il libro di Orwell riporta alla trasmissione televisiva “Il grande fratello” da cui proviene Rocco Casalino, il responsabile della comunicazione 5 stelle (sigh!). E dunque, Grillo cerca di impostare il movimento come la casa mediasettiana del GF, in modo tale che lui abbia il controllo totale sui tele-ospiti e addirittura potere di vita e di morte (politiche) su di loro. Le sue bordate dovrebbero invero destare l’ilarità ‘ delle persone intelligenti, essere accompagnate da un coro di fischi e pernacchie; invece destano reazioni scomposte e durissime reprimende da parte della stampa. Così il Grillo pensiero, legittimato dall’opposizione stizzita dell’establishment, continuerà a proliferare per multosannos. Come disse Renzi in un tesissimo confronto in diretta streaming: “Grillo esci da questo blog!” Fallo Beppe, prima che sia troppo tardi. Premio: grilletto facile.

“Breve la vita felice di Francis Macomber”:  il titolo di un bellissimo racconto di Hemingway potrebbe adattarsi a Paolo Gentiloni fra qualche mese, se il suo governo dovesse cadere sotto i colpi del Renzaccio monello e di quella parte del Pd che vuole andare al voto. A meno che al governo Gentiloni non diano una mano i
cosiddetti “responsabili” ossia i revenants della politica, verdiniani di Ala in primis, ma anche ex grillini ed ex Sel confluiti nel Gruppo Misto, e ancora i sempiterni peones i quali, attaccati alla poltrona e al vitalizio, hanno interesse a mantenere in vita artificialmente il Governo “Genticloni”. Premio: c’abbiamo provato.

E’ morto padre Gabiele Amorth, il celebre esorcista, che tutti noi conoscevamo per le sue apparizioni televisive. Era nato nel 1925 ed ha operato un numero incalcolabile di esorcismi, migliaia e migliaia, in tutta la sua vita, combattendo instancabilmente il maligno fino all’ultimo. I giornali riportano numerose testimonianze di uomini e donne liberati dalla possessione grazie al suo intervento. Sono stati pubblicati libri, realizzate trasmissioni televisive, sul celebre Amorth. Io ricordo che da piccolo ero molto impressionato,quando lo vedevo in tv,  perché  la sua facies, a dispetto della vera natura di uomo mite e sensibile, mi trasmetteva un che di diabolico, inquietante, e associavo nella mente male e rimedio, malattia e guaritore, come se il fatto di trafficare diuturnamente con Satana rendesse  il “don” in qualche modo compromesso, sinistramente somigliante al suo mefitico rivale, come con Zenigata e Lupin, in un processo di rispecchiamento, una sorta di osmosi fra guardie e ladri, vittima e persecutore. In quegli anni ancora furoreggiava il film “L’esorcista”, anche se era di una decina d’anni precedente.  Io, come tanti bambini, ne ero rimasto talmente scosso che provavo un senso di vivo terrore quando accidentalmente mi imbattevo in qualcosa che mi richiamasse quel film. Lo confesso, avevo paura di Padre Amorth (il suo stesso cognome, evocativo del trapasso, contribuiva all’effetto Nosferatu), e se era ospite di qualche trasmissione, prontamente cambiavo canale. Requiescat in pace.

Con la sentenza della Consulta, si conferma l’anomalia tutta italiana che sia la magistratura a fare le leggi e non il Parlamento, o almeno che sia la magistratura a colmare quel vulnus lasciato aperto dai legislatori. Troppo spesso infatti i togati suppliscono alle mancanze dei politici e così l’equilibrio fra i poteri va a farsi benedire. L’Italicum dunque è stato un fallimento per il Governo Renzi, come le altre “schiforme”, bocciate da costituzionalisti, studiosi, opposizioni e, quel che è peggio, dal popolo. La pronuncia della Consulta è stata chiara sulla legge elettorale, difesa a suo tempo con le unghie e con i denti da Renzi, il quale dopo averla osannata come la migliore possibile, facendola votare due volte con la Fiducia dal Parlamento, ora l’ha prontamente rinnegata, affermando che è da cambiare.  Ma il Parlamento che fa? Sta a guardare. Attende, ancora una volta. Sono sicuro che difficilmente gli inermi poltroni poltronisticambieranno la legge apportando i correttivi necessari. Poi è chiaro che Monsignor Galantino, Segretario della Cei, si senta in diritto, anzi in dovere, di intervenire. Ovverosia non è chiaro per niente, ma non ci si deve meravigliare. Tutti in Italia intervengono affetti da incontinente logorrea, compreso il (dis)onorevole parlamentare, il quale però sembra poco intenzionato a svolgere quel compito per il quale è pagato, cioè lavurà. Se la politica abdica al proprio compito, il Monsignore invece pontifica sulla legge elettorale: “la politica non ha fatto il suo dovere”, ha affermato il Segretario,  e non serve a nulla scandalizzarsi, come fa Mario Ajello su “Il Messaggero” del 27 gennaio 2017, sull’interventismo fuori stagione di “Galantino parlantino”, come definisce spregiativamente Don Nunzio. In Italia la magistratura fa le leggi, la Chiesa fa politica e la politica va allo stadio col biglietto omaggio.

Paolo Vincenti