di Marcello Buttazzo –

Le definizioni apodittiche, senza scampo, non giovano ad edificare una comprensibile sintesi e costruzione del pensiero. Relativamente, all’orientamento di genere, talvolta, abbiamo percepito ed ascoltato parole abnormi e invereconde. Quante volte sull’orientamento di genere abbiamo assistito a visioni aberranti. Da molti anni, in alcune parti del mondo, è in auge una pseudoterapia cosiddetta “riparativa”, che avrebbe la pretesa assurda di “curare” per via psicologica l’omosessualità. Fortunatamente, in diverse parti del mondo civile, in vari convegni su “omosessualità e psicoterapie”, gli esperti convengono e stabiliscono correttamente che i cittadini omosessuali non vadano “curati”. Solo alcuni disturbati del pensiero possono asserire che l’omosessualità sia una “devianza” rispetto alle “sane” manifestazioni della sessualità. Si sa, a rigore di buon senso, il nemico vero dell’umanità sono i pregiudizi omofobici. Certo, in una società talvolta che sa fare sacche di esclusione, sempre solerte ad esaltare i cosiddetti strati vincenti, incline talvolta a fare differenze e a ghettizzare l’altro da sé, avvezza a depotenziare le “pericolose” diversità, si comprende chiaramente che l’omofobia, di fatto, abbia la stessa radice sostanziale del razzismo. Si alzano rigidi e invalicabili steccati esistenziali per indolenza, per ignoranza, per incapacità di gestire con razionalità le cose della vita, per fondamentalismo, per obnubilamento ideologico, per inidoneità a penetrare a fondo nella realtà effettiva. Ovviamente, i pregiudizi omofobici sono l’insania del mondo, inabilità all’ennesima potenza, stupidità allo stato puro, crimine vero e proprio. Ma il “nemico vero”, quello strisciante e pernicioso, non è tanto la rappresentazione d’un pensiero, quanto la natura inerente di quel pensiero. Il “nemico” vero e iniziale non è l’altro da sé: ognuno di noi è il miglior nemico di se stesso, sovente mal disposto a scandagliare ad ampio raggio la propria interiorità e a far balenare le scaturigini dell’esistente. In ognuno di noi albergano la componente omosessuale ed eterosessuale. Nell’orientamento sessuale prevale, generalmente, una componente in modo marcato, anche se l’altra resta latente. Una cosa è certa: l’unico aspetto da aborrire, da abbattere, è l’omofobia. Dovremmo riconoscerci meglio, guardarci negli occhi. Ognuno di noi, indipendentemente dall’appartenenza di genere, è un tutto, un intero. Dovremmo imparare davvero a conoscerci meglio, a prenderci cura di noi e degli altri.

Marcello Buttazzo