di Marcello Buttazzo –

Nel giorno di Pasqua, a Roma, un gruppo sostenuto di cittadini (oltre 700) ha accolto l’appello dei Radicali e ha marciato da Regina Coeli a piazza San Pietro per chiedere misure pragmatiche e operative, in grado di mettere fine all’emergenza carceri. I penitenziari continuano a soffrire di spinosità endemiche, gravi. Di certo, come hanno affermato anche i promotori della marcia pacifica e non violenta, “il lavoro del ministro Orlando, per quanto positivo, non è ancora sufficiente a risolvere il problema del sovraffollamento delle carceri italiane”. Purtroppo, questi ultimi governi hanno ereditato una condizione penitenziaria già intimamente compromessa. Non dimentichiamo che, negli anni passati, alcune leggi restrittive e asfittiche (come la Bossi-Fini sull’immigrazione e la Fini-Giovanardi sulle droghe), volute fortemente da trascorsi governi Berlusconi, hanno riempito le celle fino all’inverosimile. Non è un caso che queste leggi poi siano state giudicate incostituzionali dalla Consulta. Ultimamente, lo status delle prigioni è migliorato, ma solo parzialmente. Strategie adattative e propositive più intraprendenti e coraggiose sarebbero più che mai necessarie. Nel giorno di Pasqua, i manifestanti recavano lo striscione “Amnistia per la Repubblica”. Su tematiche così dirimenti, di ampio respiro, universali, fa piacere notare come cattolici e laici trovino un comune terreno di coltura, un convergente e contegnoso impegno civile. Le parole pronunciate, la domenica di Pasqua, da Rita Bernardini, coordinatrice della presidenza del partito radicale, sono un lampo di speranza: “Andiamo dal Papa perché la giustizia possa tornare ad essere democratica nel nostro Paese. Andiamo ad ascoltare la testimonianza cristiana di chi ha il coraggio di dire le cose. Non abbiamo molti alleati, ma con il Papa pensiamo di poter fare un cammino assieme”. Con profonda stima.

Marcello Buttazzo