di Antonio Stanca –

Il comune di Sternatia (Lecce) quest’anno è stato di nuovo segnalato per ospitare una serata della rassegna cinematografica itinerante “Lù Mière Calicidicinema” che da più di sette anni si svolge a Lecce e nel Salento, che consiste in un incontro conviviale oltre che nella proiezione di un film d’autore e che ha ottenuto sempre maggiori consensi.
È stato sabato scorso, 26 ottobre, che presso i locali del Centro Studi “Chora-Ma” è avvenuto questo incontro insieme alla proiezione del film “Il federale” di Luciano Salce.

“Chora-Ma” è attivo a Sternatia da più di quarant’anni e suoi obiettivi sono stati la salvaguardia del sostrato linguistico griko e la promozione di attività culturali tramite collegamenti con altri Centri di studio compresa l’Università del Salento e con noti personaggi della cultura non solo salentina.
Direttore di “Chora-Ma” è da molti anni Donato Indino che si è sempre impegnato a realizzare tali obiettivi riuscendo nel modo migliore. Anche quella di fare di “Chora-Ma” una delle tappe della suddetta rassegna cinematografica è da considerare un risultato da Indino perseguito e raggiunto.

Il film di quest’anno era, quindi, del regista Luciano Salce nato a Roma nel 1922 e qui morto nel 1989. Aveva sessantasette anni e tanto aveva fatto, in tante direzioni si era mosso. Era stato attore e regista teatrale e cinematografico, sceneggiatore, conduttore radiofonico e televisivo, commediografo. Aveva anche scritto e pubblicato opere di narrativa. Spirito libero, aveva avuto il coraggio di continuare a produrre in un contesto che spesso lo aveva ignorato perché dominato da nomi importanti, da autori di culto. Le sue qualità, però, l’intelligenza, l’ironia gli hanno permesso di raggiungere risultati degni di nota, di farsi valere al punto da essere rientrato tra i grandi del suo tempo. Il suo nome va incluso ormai tra quelli degli altri registi che allora crearono e coltivarono il genere cinematografico detto della “commedia all’italiana”, un tipo di cinema che attingeva dalla realtà senza lasciarla indiscussa poiché la criticava, ne faceva la satira, coglieva gli aspetti comici. In questo genere di film rientra “Il federale” girato da Salce nel 1961 e interpretato da Ugo Tognazzi. Sarà il film che rivelerà Tognazzi, che lo farà diventare l’attore da tutti conosciuto, il comico di livello. Fino ad allora era rimasto l’interprete di parti secondarie, una figura di secondo piano ma Salce lo mostrerà capace d’altro.

Ne “Il federale” siamo nell’Italia, nella Roma del 1944, quando la seconda guerra mondiale sta per finire ma i tedeschi sono ancora nella città. Tognazzi, nel film il graduato Arcovazzi delle Brigate Nere, è il fascista ancora convinto della potenza, della forza del regime. Gli è stato promesso dai superiori di stanza a Roma di essere promosso a federale se arresterà il professore Santafé, oppositore del regime e futuro candidato alla Presidenza della Repubblica. Si trova in un paesino dell’Abruzzo e qui si reca Arcovazzi, lo arresta e lo porta a Roma con i mezzi di trasporto più diversi dal momento che nessuno di quelli usati sarà capace di funzionare per lungo tratto e dovrà essere sostituito con altri. Il viaggio diventerà lungo e difficile e sarà il vero tema del film, il suo vero contenuto poiché porterà a quel confronto tra fascismo, Tognazzi, e antifascismo, Santafé, tra dittatura e libertà, che Salce vuole mettere in evidenza anche se in maniera ironica. Molti saranno i problemi, gli ostacoli nei quali i due s’imbatteranno durante il viaggio, Tognazzi perderà pure i suoi vestiti ma riuscirà alla fine a coronare il suo sogno, a vestirsi da federale tramite un abito comprato ad una bancarella. Arrivati a Roma, però, la situazione è cambiata, al posto dei tedeschi ci sono gli americani e quel federale vestito da fascista rischia di essere linciato.
Ancora ironico, ancora insinuante, graffiante Salce. Stavolta ha voluto criticare, attaccare, accusare le false credenze, le false ideologie, ha voluto denunciare il male che da esse può provenire alla vita, alla storia e ci è riuscito senza molto impegno, quasi scherzando come al suo solito.
Si sono conclusi, quindi, a “Chora-Ma” la serata e il convivio col quale era iniziata.
Antonio Stanca