di Marcello Buttazzo – Il premier italiano Gentiloni, da tempo, nei suo discorsi ufficiali, insiste sulla pressante necessità di rispettare gli accordi internazionali di Parigi sul clima. Ma il presidente americano Donald Trump, strettamente legato alle lobbies del petrolio, non perde occasione per ribadire che il suo muscoloso Paese non rispetterà alcun accordo. Eppure, l’ecosistema Terra è sofferente, ha il fiato corto, il passo malfermo. I modelli di sviluppo occidentali, basati sull’ipersfruttamento dei combustibili fossili e sulla spoliazione condotta sistematicamente a detrimento delle nazioni più povere (ma ricche di risorse naturali), rappresentano un fallimento totale.
Gentiloni opportunamente s’appella continuamente al senso di responsabilità dei cosiddetti potenti della terra, prospettando l’essenzialità d’una “governance” mondiale per l’ambiente. Effettivamente, il precario equilibrio chimico-fisico dell’atmosfera è sempre più alterato, le catene alimentari vengono inquinate, l’essere umano paga a caro prezzo una scriteriata azione eccessiva e antropizzante. L’aria, un po’ ovunque, è irrespirabile: l’anidride carbonica, gli ossidi e gli altri gas serra ci gravano come una cappa minacciosa sulla testa.
La terra è ansimante, reclama interventi drastici e risolutivi. È fondamentale dirlo: soprattutto l’America di Trump ultimamente si sta dimostrando, per ovvi e distruttivi motivi d’interesse economico, incapace di negoziare fino in fondo. L’etica della responsabilità imporrebbe soprattutto ai Grandi inquinatori (America e Cina in testa) di capire la situazione globale, di comprendere le ragioni dei Paesi a Sud del mondo, da sempre violati dalle predatorie e soverchianti politiche occidentali.
Se non si raggiungono mai accordi strettamente e irreversibilmente vincolanti per tutti sull’emissione di gas serra, noi ricchi continueremo a sporcare come prima, più di prima, vivremo in un pianeta sempre più febbricitante, sempre più devastato. Ai nostri figli e ai nostri nipoti lasceremo in eredità tutta la precarietà e la pavidità delle nostre manchevolezze.

Marcello Buttazzo