di Luigi Gigi Mangia

Il 17 maggio ricorre la giornata contro l’omo-transfobia, istituita nel 2017. È una giornata importante, di riflessione sui diritti civili, oggi in pericolo sia nei Paesi autoritari, sia per il ritorno della politica di Destra, come sta avvenendo nel nostro Paese. In Italia, infatti, c’è un ritardo legislativo, mancando una legge che vieti la cultura della omo-transfobia. È inspiegabile il ritardo dell’Italia rispetto all’attuazione della Carta dei Diritti Universali della Persona, del 1948,ed, in particolare, del rispetto dell’articolo 2, che vieta ogni forma di discriminazione.

Le nuove Destre sono un pericolo perché avvelenano con l’odio i valori sociali, generando la paura del diverso. Il sovranismo di Matteo Salvini è la forma politica più aggressiva contro i diritti sociali degli immigrati, declinata dallo slogan: PRIMA GLI ITALIANI.

Contro la paura e la discriminazione del diverso dobbiamo opporre la nostra resistenza. La cultura, l’arte, il cinema, la fotografia, il teatro e la letteratura non possono essere chiusi nei confini geografici e politici di un Popolo. Cercò di farlo Benito Mussolini, ma il suo disegno fu misero e fallimentare.

La cultura, nella storia dell’Uomo, si è sempre mossa, superando tutte le frontiere. La cultura, infatti, è come una spugna che assorbe valori e la lingua dei popoli che sono in relazione, ne allarga i confini, arricchendo le tradizioni e i costumi. È stato così con il dominio dell’Antica Grecia, con l’Impero di Roma, con le grandi scoperte geografiche dell’Europa del ‘500, a cominciare da quella di Cristoforo Colombo verso le nuove Terre.

Il diverso, come nemico, è stato creato dalla Politica di potenza, di dominio e di rapina e disfruttamento dei popoli, ai quali è stata negata la libertà ed il diritto di partecipare al progresso culturale e materiale delle ricchezze. La paura del diverso è la nuova fiamma accesa dalla politica autoritaria chiusa e repressiva.

Chiediamo un pieno rispetto dell’articolo 2 della Dichiarazione dei Diritti Universali del 1948 ed, al Parlamento, di approvare una legge che sancisca la fine della discriminazione sessuale e ponga fine all’omofobia.

Nel 1991, l’OMS ha cancellato dalla lista delle malattie l’omosessualità riconoscendola solo come una libera determinazione della persona, quale sua scelta personale. L’omosessualità intesa come malattia psichica è stata una macchia molto pesante nella storia sociale dell’Uomo, ma ora finalmente non è più considerata una malattia.

L’integrazione e la cultura dell’accoglienza deve essere la nuova strada del modello di cittadinanza delle città, intese come Comunità.

Luigi Gigi Mangia