di Marcello Buttazzo –

In una costellazione politica già tanto vasta e variegata, avevamo davvero bisogno d’un altro partitino? Daniela Santanché ha deciso d’allargare ulteriormente le maglie di Forza Italia, fondando il nuovo partito i “Repubblicani”. Che, ovviamente, non ha nulla a che spartire con i gloriosi Repubblicani del professore Giovanni Spadolini, tanti anni fa a capo d’un movimento incentrato sulla laicità dello Stato e delle istituzioni. Il nuovo schieramento della deputata, avvezza a frequentare assiduamente talk shows televisivi di prima e seconda serata, ha, soprattutto, l’obiettivo manifesto di condurre una lotta senza quartiere contro gli islamici indesiderati. La Santanché ha, difatti, già delimitato il perimetro delle alleanze, includendo la Lega e Fratelli d’Italia. Insomma un agglomerato che, tra le altre cose, a parole sui grandi temi della famiglia e delle questioni eticamente sensibili, è tenacemente legato ai valori cosiddetti “non negoziabili”, ancorato a suggestioni e convenienze confessionali. Per non parlare della concezione popolazionistica dei prodi Santanché, Meloni, La Russa, Salvini, che vorrebbero rimandare indietro tutti i clandestini, ricacciarli senza remissione alcuna nella bocca del leone. La “pasionaria” Daniela, si sa, pensa in grande stile, esige “un partito movimentista”. E già nel logo figura la filosofia altisonante della deputata: “Noi repubblicani-Popolo sovrano”. Viene spontanea la domanda: quanta parte del popolo si sente rappresentata da Daniela Santanché?

Marcello Buttazzo